27 Gennaio 2012, 07:59
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Un elettricista, un assicuratore, un militare, un pensionato, un giornalista, un impiegato pubblico, un esperto informatico, un impresario di pulizie, un vigile urbano. Tutti maschi, dai 35 ai 65 anni. Potrebbe essere il vicino di casa, quello della porta accanto. Ma non si possono sapere i loro nomi, perché le loro colpe ricadrebbero inevitabilmente sulle loro famiglie che pagherebbero per sempre il prezzo di uno dei “reati più infamanti che esistano”. Già poco prima di Natale, per questo motivo, c’è stato un suicidio in carcere. Ecco gli accusati di pedopornografia dalla procura di Caltanissetta che ha coordinato un’operazione su scala nazionale che ha portato a 6 arresti e 31 denunciati. Ma, avvertono gli uomini della polizia postale, le vere indagini cominciano ora, alla ricerca di identificare le piccole vittime degli abusi e individuare chi ha messo in rete il materiale pedopornografico e l’eventuale presenza di un’associazione a delinquere.
L’indagine nasce dalla passione per la pesca di un agente delle forze dell’ordine. Scaricando tramite un programma di file-sharing un filmato sulla pesca delle trote, si è trovato a visionare qualcosa di indicibile. Così è scattata la segnalazione alla procura che ha avviato le indagini e autorizzato gli uomini della postale ad agire sotto copertura. E si è aperto un mondo di abusi e violenze, ai danni di bambini dai 2 ai 10 anni, spesso incappucciati, costretti a intrattenere rapporti sessuali con uomini adulti.
Gli investigatori hanno selezionato file dal nome inequivocabile e tramite gli indirizzi ip dei computer sono riusciti a risalite alla fonte che condivideva questo tipo di filmati. Gente celibe che per lo più vive da sola appartenente alla media borghesia. Una volta individuati sono partite le perquisizioni informatiche e domiciliari. Qualcosa come 25 mila file incriminati. In Sicilia c’è stato un arresto, di un elettricista di 35 anni di Campobello di Licata. Quando i carabinieri sono entrati in casa sua, gli hanno trovato anche una pianta di marijuana. La sua posizione, già delicata, si è ulteriormente aggravata.
Il dirigente del compartimento della polizia Postale, Roberto Di Legami, e Francesco Re, dirigente del settore dedicato al contrasto alla diffusione di materiale pedopornogafico e ai reati informatici, sottolineano come “l’obiettivo non è localizzare le persone che scaricano ma individuare le vittime”. Perché si tratta di un reato “contro l’umanità, come se fossimo violentati tutti noi”. Per questa ragione l’operazione prende il nome di “Fabulinus”, dal nome della dea romana che, secondo la mitologia, dava la prima parola ai bambini. “Dobbiamo restituire la parola ai bambini” dicono i due ufficiali che si sono già messi al lavoro per individuare le vittime. Hanno per lo più tratti occidentali, ma non ci sarebbero italiani. Si spulceranno i filmati, pixel dopo pixel, per risalire attraverso gli ambienti, la lingua, i dialetti, anche le prese elettriche a muro, per giungere agli abusati.
Infine l’ultima novità dell’esecrabile mondo della pedopornografia: quella virtuale. Attraverso comuni programmi di grafica si ritagliano i volti dei bambini e si incollano in corpi di donne adulte. “Quindi – concludono gli investigatori lanciando un appello ai genitori – ‘occhio’ a cosa i ragazzi scaricano da internet”.
I dati: 38 perquisizioni, 6 arresti, 31 denunciati, 150 mila i file sequestrati, 81 i computer, 114 hard disk esterni, 40 pen drive, 6 cellulari e 5.200 fra cd e dvd. L’operazione si è svolta in: Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Siciilia, Toscana e Veneto.
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27 Gennaio 2012, 07:59