14 Settembre 2014, 08:30
2 min di lettura
CATANIA. Il campanello d’allarme è suonato subito. Tre partite (volendo escludere la Coppa Italia di Cagliari) sono bastate a capire che si rischia di fare la fine dell’anno scorso. Ed allora, mister Pellegrino – che le sue colpe ce le ha – finisce col pagare per tutti. Normale. E’ il calcio. Ma il tecnico rossoazzurro diventa il capro espiatorio di una gestione societaria apparsa colpevolmente improvvisata da due stagioni ormai. Non ci sono scusanti. Non c’è altra pazienza da poter chiedere a tifosi e ambiente. Pellegrino paga per tutti per essersi dovuto adattare alle scelte societarie in sede di mercato. Una squadra nata male e costruita peggio. Dove i nomi sonanti per la categoria di Rosina e Calaiò hanno camuffato quelle lacune che parevano naturale conseguenza della sciagurata, passata, stagione. “Il mercato è chiuso. Basta. Il mercato è chiuso”, rispondeva quasi innervosito alle domande di qualche cronista “impertinente” l’ad Pablo Cosentino nell’antivigilia del debutto in campionato. Il risultato oggi è quello di avere un gruppo che, se non dimostra di saper diventare squadra, non potrà andare da nessuna parte.
Ora si volta pagina. O, perlomeno, ci si prova correndo ai ripari. Si attende che la società ufficializzi da un momento all’altro l’esonero di Pellegrino, che resterà in rossoazzurro tornando a occuparsi del settore giovanile, e comunichi chi sarà il Caronte di questo inferno che è la cadetteria. In queste ore si sfoglia la margherita per la nomina del successore. E non si tratta di un compito facile. Anche perché, signori miei: non si può proprio sbagliare. Sannino (al Watford fino a due settimane fa) sarebbe – condizionale d’obbligo – il prescelto: ma ha un ingaggio alto. Vedremo. Sennò le alternative restano quelle di Marino, Di Carlo e Nicola.
Ma qualunque sarà la scelta, il nuovo mister oltre ad essere un ottimo tecnico dovrà avere in tasca anche una specializzazione in psicologia: perché è mentalmente che questa squadra dev’essere sbloccata. Non è più solo un fattore tecnico o di gambe. E qualunque sarà la scelta, occorrerà cominciare subito a macinare risultati per recuperare il terreno perduto in graduatoria ma anche per riaccendere quell’entusiasmo che le dieci mila tessere sottoscritte con gli abbonamenti avevano rilanciato con fervore. E’ un compito complicatissimo. Oggi, Pellegrino paga per tutti. E’ lui, come detto, il capro espiatorio. Ma questo Catania deve reinventarsi e deve farlo pericolosamente in corsa: perché i suoi problemi e le sue sconfitte non sono certo solo un problema di 4-3-3.
Pubblicato il
14 Settembre 2014, 08:30