28 Gennaio 2017, 13:53
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CATANIA – Ha scelto come immagine di copertina il Palazzo (degradato) delle Poste per la pubblicazione della relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2017. Giuseppe Meliadò, presidente della Corte d’Appello di Catania, decide di guardare in faccia la realtà, senza nascondersi. Anche in questa cerimonia dell’anno giudiziario è l’edilizia giudiziaria uno dei temi centrali. Ma per la prima volta c’è un progetto su cui discutere, sperare e progettare. E’ di dicembre la firma per “l’accordo attuativo” per la riqualificazione dell’edificio di viale Africa. Meliadò invita tutti i protagonisti (organi comunali, regionali e giudiziari) a monitorare i tempi di realizzazione, perché l’auspicio è di poter mostrare al più presto il nuovo volto del Palazzo di Giustizia, e magari farlo diventare la nuova copertina. A differenza dei suoi predecessori il presidente della Corte d’Appello di Catania dedica la parte finale della relazione alla “disastrosa situazione logistica degli uffici giudiziari catanesi”. E “partendo da questa immagine (del Palazzo delle Poste, ndr) – afferma Meliadò – voglio ringraziare i colleghi magistrati, il personale delle cancellerie, l’avvocatura del distretto e le forze dell’ordine per gli sforzi che, ognuno per la sua parte, hanno operato in quest’anno per garantire, in condizioni difficili, un servizio di qualità”. Il magistrato non usa mezze misure, crede in una “magistratura ferma nei principi, né ossequiosa né impotente, ma che sappia perseguire la propria missione dialogando”. Anche per gli avvocati resta “la logistica il tema principale”, il presidente del Consiglio dell’Ordine Maurizio Magnano Di San Lio rimarca che “il palazzo che ci ospita oggi è bellissimo ma è insufficiente. E chi ne risente maggiormente è il cittadino perché i tempi della giustizia si allungano”. Il tema dell’edilizia giudiziaria è anche uno dei punti focali della nuova giunta distrettuale dell’Anm di Catania. “Gli altri due sono carico di lavoro e coinvolgimento di tutti gli uffici del distretto” – spiega il presidente Tony Nicastro.
Bacchetta Giuseppe Meliadò, quando in prima battuta descrive la sua “filosofia organizzativa” e evidenzia che “non mi è parso fruttuoso né un atteggiamento di pura denuncia, né l’ attesa di risultati di miglioramento che possono derivare solo da altri”. Un atteggiamento “che finisce con l’esaltare il ruolo formale della dirigenza come custode dell’osservanza delle regole e delle procedure, assicurando la conservazione, ma non il miglioramento, di una struttura statica”. Meliadò non ha portato “alcun stravolgimento” ma “un limitato, però deciso, miglioramento organizzativo” che ha condotto a “incoraggianti risultati”. Pur persistendo delle “difficoltà” nella giustizia civile si evidenziano “importanti segnali di recupero dell’efficienza della giurisdizione, ed in particolare una riduzione dei tempi dei processi” “In questo contesto, quest’anno vanno registrati gli ottimi risultati della Corte di appello che è riuscita a ridurre la pendenza dei procedimenti contenziosi e camerali di un ulteriore 7,68% e soprattutto è riuscita a ridurre le pendenze ultrabiennali del 44%”. In merito ai tempi “nel 2009 per la definizione di una causa civile in grado di appello – afferma il Presidente Meliadò – erano necessari quasi sei anni, oggi, di regola, circa tre”. Il magistrato è ambizioso e ha posto tra gli obiettivi “l’azzeramento delle pendenze ultrabiennali entro qualche anno”. Con riferimento al Tribunale di Catania, quindi gli uffici di primo grado, si registra una sia pur lieve diminuzione delle pendenze pari allo 0,69%”.
Meliadò “evidenzia come una nuova frontiera della giustizia civile sia rappresentata dalla questione dell’immigrazione. Vi è il pericolo di considerarlo come un contenzioso di massa – se non di serie B – ma sul punto voglio essere chiaro: l’immigrazione non è solo una emergenza processuale e organizzativa,ma pone anche un problema di tutela dei diritti. Il problema è eminentemente sociale e politico, ma diviene giuridico (e non può essere diversamente) allorchè si tratti della tutela delle persone”. E su questo punto il magistrato ha citato il “progetto Migrantes, primo in Italia” grazie al quale “si sono sperimentate in appello prassi virtuose volte a monitorare e ad aggiornare in tempo reale le criticità presenti nei paesi di provenienza dei migranti; specifici gruppi di lavoro per i minori non accompagnati sono stati costituiti, col consueto attivismo, dal Presidente del Tribunale per i minorenni.Mi chiedo tuttavia se, per rendere effettivi i diritti dei migranti siano necessari tre gradi di giudizio, laddove la vera effettività dei diritti risiede innanzi tutto nei tempi necessari per attuarli. E’ un nodo che prima o dopo bisognerà sciogliere”. E sull’argomento immigrazione e sbarchi il magistrato mette in rilievo le difficoltà “dei carichi di lavoro” della magistratura requirente e giudicante, senza dimenticare quella minorile.
Per l’ambito penale Meliadò pone l’accento su “una non indifferente diminuzione, in termini percentuali, dei fatti di sangue e dei reati predatori (furti, scippi, rapine); sempre rilevante è, in particolare, il numero dei procedimenti riguardanti fatti di criminalità organizzata”. Il Presidente poi prendendo spunto dalle parole del Procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro invita a riflettere (e non solo i magistrati) sul “numero ridotto di denunce presentate dalle vittime” di estorsione e su chi, anche davanti a un quadro probatorio inequivocabile, negano l’evidenzia. La droga resta l’affare numero uno della mafia, tantissime le piazze di spaccio a Catania. “Per i reati contro la pubblica amministrazione” Meliadò sottolinea i ridotti termini di prescrizione che mette a rischio una sentenza definitiva. Un “rischio da evitare – dice il Presidente – non solo per i legittimi effetti di disappunto che produce nell’opinione pubblica il mancato perseguimento di tali reati, ma pure per la rilevanza che gli stessi assumono per i valori fondanti dell’interesse pubblico e generale”. Passiamo ai numeri, “Presso le sezioni penali della Corte di appello sono stati iscritti nel 2016 quasi 6000 procedimenti, a fronte di poco più di 4000 iscritti nell’anno precedente, con un incremento del 46,7%, che non è stato possibile compensare con l’incremento dei procedimenti definiti. Nonostante che sul dato delle sopravvenienze della Corte di appello abbia inciso la ritardata trasmissione nel tempo di non pochi fascicoli di primo grado (il cui inoltro ho sollecitato e razionalizzato), resta il fatto che l’aumento degli appelli è un dato costante e generalizzato,che può essere contrastato adeguatamente solo attraverso l’auspicata riforma della disciplina della prescrizione” Importanti passi in avanti sui tempi dei processi che ad esempio “nel Tribunale di Catania, sono pari a meno di due anni”. Enrico Trantino, presidente della Camera penale “Serafino Famà” interviene: “Noi penalisti abbiamo sempre pensato che la Giustizia non si misura da freddi numeri e da dati statistici, chi quotidianamente vive in questo Palazzo sa bene che le emergenze sono ben altre. Vorremmo che ci fosse più attenzione per i diritti degli imputati che molte vengono trascurate e prevalga il senso di giustizia rispetto ai proclami che ogni volta ascoltiamo quando ci sono le varie operazioni”.
Giuseppe Meliadò, poi, chiama magistratura e forze dell’ordine a tenere sempre alto il livello di attenzione sulla mafia e sulle sue infiltrazioni nel sistema economico, sociale e amministrativo, “E’ indubbio che la criminalità organizzata catanese vive oggi, grazie all’impegno della magistratura e delle forze dell’ordine, un momento difficile e tuttavia sarebbe sbagliato abbassare la guardia e non puntare anzi più in alto”.
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