La Uno Bianca e i 15 omicidi | Chi ha paura del pentito Lombardo

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01 Novembre 2018, 06:05

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PALERMO – Cosa può raccontare di inedito un nuovo pentito, preceduto da altri collaboratori, in una zona falcidiata dagli arresti? Molto, se l’aspirante pentito si chiama Andrea Lombardo. Non conosce solo i segreti di tante estorsione, lui che è stato un uomo del racket, ma anche di omicidi. A cominciare da quello che gli viene contestato assieme al padre Francesco.

La partecipazione a un omicidio è il punto più alto nella scalata in Cosa nostra. La notte del 25 ottobre 2009 Vincenzo Urso, imprenditore edile, rientra a casa e parcheggia la Volkswagen Tuareg in via Ragusa, ad Altavilla Milicia. Scende dal Suv e capisce di essere braccato da qualcuno. Tenta di scappare, imbocca via Oberdan e via Palermo, dove viene raggiunto da una pioggia di proiettili calibro 7.65. Un delitto per il quale i carabinieri del Nucleo operativo di Palermo e della compagnia di Bagheria accusano Francesco e Andrea Lombardo.

La sera del delitto vengono ascoltate diverse persone. Hanno solo sentito i colpi di pistola. Qualcuno, però, ricorda che una Fiat Uno, con a bordo tre persone, si è allontanata a gran velocità. In effetti le telecamere di video sorveglianza di un negozio hanno immortalato la macchina che procedeva a fari spenti. Sarà ritrovata in contrada Santoro Cannemasche. Era stata rubata poche ore prima a Santa Flavia. Dentro c’era un guanto in lattice celeste uguale a quello trovato sul luogo del delitto. È l’auto dei killer. Se i Lombardo sarebbero i mandanti, chi ha premuto il grilletto?

Lombardo era andato su tutte le furie per via della concorrenza di Urso nel settore del movimento terra e non solo. Si “erano sentiti offesi nell’onore”. Urso era stato fidanzato con la figlia di Franco Lombardo,e il padre non si era rassegnato alla fine della relazione. Voleva che i giovani si sposassero. “…n’ammazzatu quindici e cu iddu sidici…”, avrebbe detto una volta davanti a testimoni, tradendo il suo rancore verso Urso. Era solo uno sfogo o davvero ha ucciso così tante persone?

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A Bagheria, prima di Lombardo, si è pentito anche Antonino Zarcone che ha parlato di un gruppo di ragazzini terribili: “… penso che hanno dato un grosso contributo perché l’omicidio di Urso è stato pianificato non si può partire uno… e sa a che ora rientra, sa… questi erano tutti spostamenti e movimenti identificati, poi un’altra cosa che io ho rimproverato… diciamo che ho saputo in un secondo tempo ed ho avuto anche un battibecco con questo ragazzino… il piccolino”.

Il piccolino si sarebbe attivato per rubare uno scooter, modello T-Max: “…. prima dell’omicidio, cerca una motocicletta… ci dissi ma per fare cosa, dice vuole una motocicletta, dice gli serve una motocicletta una T-Max… va bene, tu non fare avere niente, parlo con Franco, ci dissi Franco scusami un minuto, ma questi ragazzi vanno girando, cercano motociclette ci dissi… dice no, non ne so niente mi fa… sempre questo ragazzo, dopodiché gli fa avere una macchina… una macchina rubata a mio cugino Andrea. gli rubano una macchina e gliela portano ad Andrea”.

È sempre Zarcone ad avere suggerito di allargare il campo delle indagini: “Di Salvo Gino (condannato con l’accusa di essere stato il reggente del mandamento di Bagheria, ndr) fu al corrente di questo omicidio, che si doveva commettere questo omicidio… è stato uno degli autori pure che è stato pure propenso a farlo… che gli hanno tolto il lavoro a Di Salvo Gino, questo lavoro a Palermo lo doveva andare a fare Di Salvo…”. Secondo il pentito, Di Salvo ne avrebbe parlato anche con Nicola Greco, altro pezzo grosso: “… mi portò la risposta che aveva parlato con Bisogna riavvolgere il nastro. Prima dell’omicidio del 25 ottobre 2009 i killer avevano già tentato di uccidere Urso che solo per pura causalità era riuscito a farla franca. Fu allora che Zarcone avrebbe appreso da Franco Lombardo che per l’agguato era stata utilizzato un T Max.

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01 Novembre 2018, 06:05

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