I misteri dell’omicidio Discrede | “Un ex pentito nel commando”

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03 Aprile 2018, 05:54

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PALERMO – Era un ex pentito l’uomo che avrebbe fatto parte del commando che uccise Daniele Discrede. Una fonte confidenziale agganciata da un poliziotto, nove giorni dopo la rapina, disse che c’era anche Raimondo Gagliano in via Roccazzo, a Palermo.

Ecco svelata la sua identità. Non gli si potranno chiedere chiarimenti perché Gagliano è morto per una malattia nel maggio 2015, e cioè un anno dopo l’omicidio. Così come è deceduto l’uomo dello Zen che fece la soffiata al poliziotto. Una soffiata messa nero su bianco in una una relazione di servizio confluita nel fascicolo che riguarda l’agente nel frattempo finito sotto inchiesta.

Gli investigatori dicono che su Gagliano si è comunque indagato, escludendo la sua partecipazione al delitto. I familiari di Discrede hanno scoperto per caso l’esistenza dell’informativa e hanno chiesto chiarimenti in Procura. Sembrerebbe che i poliziotti, senza essere a conoscenza della soffiata – un vuoto ancora da chiarire – avessero confrontato i dati antropometrici di Gagliano con quelli dei rapinatori ripresi dalle telecamere di sicurezza davanti al deposito di bibite di via Roccazzo. E così sarebbe stata esclusa la sua partecipazione diretta alla rapina finita in tragedia.

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Un anno dopo, però, nel 2015, un secondo investigatore, stavolta un finanziere, raccolse il racconto di una seconda fonte confidenziale. Aveva saputo che Gagliano aveva avuto a disposizione la macchina usata dai rapinatori, una Citroen C4, nei mesi compresi fra il furto del veicolo e il suo utilizzo per il colpo di via Roccazzo. Anche in questo caso, gli accertamenti diedero esito negativo solo che furono eseguiti quando ormai Gagliano era deceduto da un paio di mesi.

Gagliano aveva rischiato grosso. Una notte i nuovi boss dello Zen organizzarono una spedizione punitiva quando seppero che aveva deciso di ritornare a Palermo. Spararono diversi colpi di pistola contro la sua abitazione. Gagliano si salvò per miracolo e decise di uscire dal programma di protezione. Nel maggio 2014 il nuovo arresto per due rapine messe a segno con un altro ex collaboratore di giustizia, pure lui dello Zen, Francesco Lo Nardo.

A ordinare il raid contro la casa di Gagliano sarebbe stato Sandro Diele piazzato dai carabinieri al vertice della famiglia mafiosa dello Zen. Se davvero Gagliano non ebbe alcun ruolo nella rapina e nell’omicidio Discrede resta da capire perché mai due fonti confidenziali lo hanno tirato in ballo. Misteri su misteri per un delitto ancora senza colpevoli. Le telecamere hanno ripreso tutte le fasi della rapina, dal tentativo di Discrede di travolgere i malviventi con la sua motocicletta fino all’esplosione dei colpi di pistola che lo uccisero. Le successive analisi degli spostamenti di una Citroen C4, probabilmente la stessa poi ritrovata bruciata, hanno portato gli investigatori fino allo Zen. Tante ipotesi e nessuna certezza. I pm hanno chiesto di archiviare l’inchiesta, ma il giudice per le indagini preliminari ha imposto nuove indagini.  

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03 Aprile 2018, 05:54

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