18 Gennaio 2018, 06:00
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PALERMO – Antonino Siragusa cambia versione. Stavolta tira in ballo Francesco Arcuri dopo averlo in precedenza scagionato. E non sono le sole novità del verbale il cui deposito è stato anticipato dai pubblici ministeri al processo per l’omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà.
Un centinaio di pagine che Siragusa ha riempito davanti ai pm Caterina Malagoli, Francesca Mazzocco e Annamaria Picozzi. I primi due magistrati sono da sempre competenti per le indagini sul mandamento di Porta Nuova, mentre Picozzi si occupa della zona di San Lorenzo, da cui proviene Siragusa. L’interrogatorio avrebbe rafforzato l’idea dell’accusa, secondo cui Siragusa “sta mentendo”.
Le sue dichiarazioni sono piombate nel processo, entrando in collisione con quelle di un altro collaboratore, Francesco Chiarello. Siragusa disse di non volere avere sulla coscienza il peso di un errore giudiziario: “Sto vedendo che ci sono tre ragazzi che non c’entrano niente in carcere… cioè consumato io e pure tre persone che non c’entrano niente”.
“Siamo stati io, Abbate e Ingrassia”, aveva aggiunto Siragusa. Inguaiava, dunque, Antonino Abbate e Salvatore Ingrassia, ma scagionava Francesco Arcuri, Francesco Castronovo e Paolo Cocco. Lui stesso ammetteva che nei confronti di Arcuri avrebbe avuto motivo di risentimento visto che aveva una relazione con la moglie: “Tre persone non c’entrano niente a me di loro non me ne frega niente… con Arcuri se l’avrei per le mani ci scippassi a testa per questo discorso dell’intercettazione di mia moglie… se c’era lui io lo dicevo a me che mi interessa di lui o di Cocco”.
Adesso, invece, avrebbe cambiato idea. Il giorno in cui ricevette l’incarico da Abbate di pestare il penalista a colpi di legno vide Arcuri appartarsi con Abbate davanti a un’agenzia di scommesse nella zona del Borgo Vecchio. Poi, arrivò l’ordine: “Si può fare”. Parole che potrebbero confermare il ruolo di mandante attribuito dalla Pocuira ad Arcuri.
Altro punto che non convinceva del primo interrogatorio riguardava il bastone: dopo il pestaggio, aveva riferito Siragusa, “sono arrivato al Borgo, già Abbate… era là con Ingrassia dice (Siragusa si riferiva ad Abbate, ndr) andiamo che dobbiamo andare a buttare questa cosa… ci mettiamo sopra la macchina e andiamo a prendere la benzina… in via Albanese… con una Quasquai Grigia… ce ne andiamo alle spalle di via La Farina…”. E in via La Farina dove Siragusa disse di avere bruciato la mazza: “… io ho dato fuoco ai contenitori e me ne sono andato”. Nell’ultimo verbale Siragusa avrebbe spostato di qualche giorno il momento della distruzione della mazza con cui fu barbaramente picchiato il penalista sotto il suo studio, in via Nicolò Turrisi. Siragusa ha cambiato versione su due punti decisivi. Ecco perché si tratterebbe di una versione non genuina. Probabilmente inventata per minare l’impianto accusatorio. Se così fosse il processo potrebbe uscire dalle sacche in cui era finito per le contraddizioni con la ricostruzione di Chiarello.
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18 Gennaio 2018, 06:00