07 Ottobre 2016, 05:31
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PALERMO – I terreni sono già stati individuati. Presto inizieranno gli scavi per trovare i primi riscontri alle dichiarazioni del neo pentito Nino Pipitone. Riscontri macabri poiché si tratta di rintracciare cadaveri seppelliti dopo essere stati inghiottiti dalla lupara bianca. I terreni si troverebbero fra Carini e Villagrazia di Carini.
È soprattutto di omicidi che il boss di Carini sta parlando nei primi verbali raccolti dai carabinieri, dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Francesco Del Bene, Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Roberto Tartaglia. Su tutto il resto, compresi gli affari del clan mafioso legato al mandamento di San Lorenzo, il neo collaboratore avrebbe finora fatto solo dei cenni.
Per il momento ci si concentra sugli omicidi, molti dei quali irrisolti. Un altro pentito, Gaspare Pulizzi, ne aveva ricostruito almeno sei, ma con le sue sole dichiarazioni non si è potuto celebrare i processi. I verbali di Pipitone potrebbero fare riaprire le indagini. Innanzitutto, si deve riscontare l’attendibilità del collaboratore, sulla cui genuinità, però, non ci sarebbero dubbi. Pipitone, condannato all’ergastolo, dopo quasi dieci anni trascorsi in carcere avrebbe davvero deciso di voltare pagina. E ora c’è qualcuno che rischia l’ergastolo, dopo averla fatta franca per anni.
Tra il 1999 e il 2000 la cosca di San Lorenzo, allora guidata da Salvatore e Sandro Lo Piccolo, decise l’eliminazione chirurgica di chi intralciava la loro scalata all’intera Cosa nostra palermitana. Altri pagarono con la vita uno sgarbo. Come Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto che sarebbero stati uccisi a colpi di martello e i corpi mai più ritrovati.
Poi, ci sono i delitti di Felice Orlando e Francesco Giambanco per i quali finora c’è un solo colpevole, Gaspare Pulizzi, condannato a 12 anni con tutte le attenuanti riconosciute ai collaboratori di giustizia. Ed ancora: potrebbero emergere ulteriori responsabilità in altri casi per i quali, invece, la vicenda giudiziaria pareva chiusa. Ad esempio l’uccisione di Giovanni Bonanno, custode per un periodo della cassa di Resuttana.
Sono tutti delitti avvenuti prima che Pipitone finisse in carcere, nel 2007, per l’assassinio di Giuseppe D’Angelo, crivellato di colpi a Tommaso Natale. Lo avevano scambiato per un boss a cui somigliava fisicamente. Il neo pentito si autoaccusa di avere partecipato anche al delitto di Giampiero Tocco. Fu un rapimento che gli investigatori seguirono in diretta. Le cimici svelarono i piani di morte e raccolsero l’angoscia di una bambina a cui stavano portando via il papà.
Sono ormai definitive le condanna all’ergastolo per i capimafia Salvatore e Sandro Lo Piccolo, e per Damiano Mazzola. Furono loro a inviare il commando di killer di Cosa nostra travestiti da poliziotti che bloccò la macchina di Tocco. Fu la moglie della vittima a convincere la figlia a trasferire i ricordi di allora, quando aveva 6 anni, in un disegno acquisito agli agli atti del processo. Sul foglio raffigurò un gruppo di agenti di polizia.
Tocco fu assassinato perché ritenuto dai Lo Piccolo responsabile del tradimento e dell’uccisione di Giuseppe Di Maggio, figlio del boss di Terrasini Gaspare e alleato dei capimafia di San Lorenzo. Le rivelazioni di Pipitone, però, riportano l’attenzione su altri personaggi. Come Gaspare Di Maggio, Angelo Mannino, Enzo Pipitone, fratello di Nino, Ferdianndo Freddy Gallina e di tanti altri su cui Pipitone potrebeb avere rivelato nuovi particolari.
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07 Ottobre 2016, 05:31