06 Luglio 2017, 15:01
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Lo scorso aprile il gup di Palermo Fabrizio Anfuso ha condannato Attilio Fogazza e Nicolò Nicolosi a sedici anni ciascuno di reclusione. Sono i killer pentiti dell’omicidio di Salvatore Lombardo. Lombardo sarebbe stato punito per aver rubato un camion carico di merce del supermercato Despar, gestito da Giovanni Domenico Scimonelli, considerato uno dei più recenti e fidati fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro.
“Prima lo pigghia cca (alla spalla destra, ndr) e chistu un muriu, u tempo ca chistu scappa verso il bar Nicola ci tira un altro colpo”. Così Fogazza ricostruì la drammatica cronaca dell’agguato. C’era lui al volante della macchina da cui scese Nicolosi per fare fuoco.
La ricostruzione di Fogazza partì dal furto: “Nel 2009 arrubbano a stu supermercato, Scimonelli dice ‘a mano veni sempri i dintra’ (la mano viene sempre da dentro, ndr), dopo quattro cinque giorni viene e dice io ‘u sacciu cu è, Lombardo, funciazza (soprannome con cui la vittima era conosciuta in paese, ndr)”.
Cinque mesi dopo Scimonelli sarebbe stato fin troppo esplicito: “Viri ca chistu sinn’ave a gghire (questo se ne deve andare, ndr)”. Lo avrebbe detto roteando l’indice e il medio della mano in segno di “morte”. Fogazza aveva paura: “Ci disse… io non sono portato a fare queste cose, dice ‘no tu l’a fare…’ un giorno Scimonelli mi ha detto… ‘ora la devi finire di remare sempre contro di me, tu a fare chiddu che ti dico io?”. E venne il giorno in cui l’imprenditore “porta un fucile a canne mozze…”. Nessun tentennamento in Nicolosi: “Ci dissi ‘Nicola convinto?’, ‘che ti devo dire io ho bisogno’”. Per il killer c’era la promessa di una ricompensa in denaro, mai incassato. Fogazza avrebbe provato fino all’ultimo a tirarsi indietro: “… iddu va pigghia l’arma, con i cartucce e i pallettoni, ci dissi ‘Nicola i sugnu cacatu morto’ e Scimonelli disse ‘tu fai chiddu che dico io…”.
Il 21 maggio 2009, quindici minuti dopo le 19 Salvatore Lombardo fu freddato mentre entrava al bar Smart Cafè di via XV gennaio. Era appena uscito dalla caserma dei carabinieri dove ogni giorno firmava il registro. Una misura cautelare che gli era stata imposta dal giudice dopo che lo avevano sorpreso a rubare l’energia elettrica. Fogazza ha nitido il ricordo di quel giorno. Erano da poco tornati da una trasferta: “… siamo andati il giorno prima a Roma con il signor Scimonelli per aiutarci a consegnare l’olio alla Carrefour…. e poi ce ne siamo scesi”. Scimonelli era lì, dentro un furgone parcheggiato a una manciata di metri dal luogo del delitto a cui avrebbe assistito “dallo specchietto” retrovisore: “Dalla caserma arriva funciazza, si ferma. Nicola scinniu e gli spara, prima lo pigghia cca e chistu un muriu… u tempo ca chistu scappa verso il bar Nicola ci tira un altro colpo e u pigghia… Nicolosi è salito sopra la macchina…”. Poi la fuga: “Scimonelli mi disse questa macchina falla sparire… io ci rissi a Peppe Genna viri ca machina ave a sparire, perché ci fu l’omicidio… l’arma è stata buttata dove c’è un ponte prima che imbocca la strada per santa Ninfa, l’indomani lo andò a prendere Scimonelli e lo ha fatto sparire…”.
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06 Luglio 2017, 15:01