28 Maggio 2011, 08:32
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Fa causa allo Stato, presentando la domanda di ”riparazione per l’ingiusta detenzione patita”, 23 mesi fra carcere e arresti domiciliari, ma senza quantificare il danno che ritiene di avere subito. Con questa richiesta l’ex ministro Calogero Mannino attualmente deputato alla Camera, fondatore del movimento di Iniziativa Popolare, si è rivolto alla quinta sezione della Corte d’appello di Palermo.
L’udienza è stata fissata per il mese prossimo. Mannino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, è’ stato tenuto in stato di custodia cautelare, tra carcere e domiciliari, dal 13 febbraio 1995 fino al 3 gennaio 1997. La lunga odissea durata 17 anni si concluse il 14 gennaio 2010 con la sua assoluzione.
La quarta sezione penale della Corte di cassazione giudicò inammissibile il ricorso della procura generale di Palermo contro la sentenza d’appello che il 22 ottobre 2008 lo aveva assolto. ”L’errore giudiziario da lui subito – dice il suo legale Salvo Riela al Giornale di Sicilia – è stato molto grave dal punto di vista sia umano che processuale”. L’indagine su Mannino cominciò nel ’93, poco dopo l’arrivo di Giancarlo Caselli alla procura di Palermo.
Il 24 febbraio ’94 gli fu notificato un avviso di garanzia. Poi l’arresto nel febbraio ’95. Mannino rimase nel carcere di Rebibbia fino al 15 novembre, quando venne scarcerato perché malato e dimagrito – aveva perso 33 chili – e posto ai domiciliari fino al 3 gennaio ’97. Il processo di primo grado durò sei anni – 300 le udienze, 25 i pentiti e 400 i testimoni citati (dei quali 250 dall’accusa) e il 5 luglio 2001 portò all’assoluzione di Mannino. In appello, nel maggio 2004, fu condannato a 5 anni e 4 mesi. Nel 2005 la Cassazione dispose un nuovo processo che portò alla sua assoluzione.
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28 Maggio 2011, 08:32