21 Dicembre 2011, 19:14
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(A.S.) “Per noi la famiglia è sacra. Ma non si possono negare i diritti individuali dei cittadini siciliani”. Primo firmatario del ddl sulle unioni civili, insieme al deputato Pd Pino Apprendi, Alessandro Aricò (nella foto), coordinatore provinciale di Fli torna sulla vicenda che ha suscitato un vespaio di polemiche, e persino una “provocatoria” manifestazione di protesta davanti al Palazzo dei Normanni con tanto di “finto matrimonio gay”. Ma negli stessi minuti in cui Aricò difendeva il “suo” ddl, i colleghi dell’Ars lo bocciavano in Aula, rimandandolo in prima Commissione.
Il coordinatore di Fli, però, torna su quelle polemiche (che evidentemente non si sono placate, visto l’esito e i toni usati oggi in Aula) attorno al disegno di legge.
“In quell’occasione – dice Aricò – abbiamo assistito a scene di cattivo gusto. Anche e soprattutto per la presenza di alcuni onorevoli. È stato un vero e proprio insulto alla civiltà”. Tra quegli onorevoli, però, c’era anche il capogruppo di Fli, Livio Marrocco, esponente insieme ad altri onorevoli di un “intergruppo a tutela della famiglia”. “La mia – precisa Aricò – non è la posizione ufficiale del partito. Fli, come altri partiti, sul tema si è diviso, come è normale che sia in casi come questi”. Ma la conferenza stampa di oggi, promossa dal movimento giovanile di Fli “Generazione Futuro”, è servita anche per precisare alcuni degli aspetti del ddl. “Erroneamente e in maniera anche demagogica – spiega Aricò – si è fatto credere che il nostro testo sia finalizzato a favorire i matrimoni tra omosessuali. Ed è una visione distorta e riduttiva. Intanto perché noi non mettiamo in discussione il primato della famiglia ‘naturale’, e anche perché, ad esempio, poniamo dei paletti chiari come il ‘no’ alle adozioni da parte di queste coppie”.
Coppie anche, ma non solo omosessuali. “Pensiamo ad esempio – aggiunge il coordinatore di Fli – ai giovani che non hanno i soldi per sposarsi, alle persone in attesa di divorzio, agli anziani che decidono di passare insieme gli ultimi anni della loro vita. Si tratta – conclude Aricò – di una norma di civiltà, del resto già presente in tutti i Paesi dell’Unione europea”.
A sostenere Aricò, i giovani di Generazione Futuro, che hanno voluto spiegare come “molti cattolici non si sono ritrovati – dice ad esempio Carmelo Galati – in quelle manifestazioni contro il ddl. E fanno sorridere le parole dell’onorevole Caputo: a guardare bene, tra i suoi 82 ddl presentati all’Ars non ce n’è nemmeno uno in favore della famiglia. Anzi, ne esiste uno a sua firma, datato 2008, riguardante gli assegni familiari, che non faceva distinzione tra ‘tipologie’ di coppie”.
“Con ben sette sentenze in trent’anni – spiega Guido Galipò – la Corte costituzionale ha chiesto al legislatore di riconoscere i diritti individuali, sia etero che omo. E non dimentichiamo l’articolo 2 della carta costituzionale, che non fa distinzioni di sesso. Ai componenti di ‘Giovane Italia’ (il movimento giovanile del Pdl che ha organizzato manifestazioni di protesta contro quel ddl, ndr), quindi, consiglio di fare pace con la Costituzione (e per Natale abbiamo deciso di inviarne loro una copia), ma anche col proprio partito: nel 2008, infatti, il Pdl ha presentato un ddl sui cosiddetti ‘Didorè’. Molti di quei deputati militano ancora tra gli azzurri. Infine – conclude – anche un intervento dell’arcivescovo Tettamanzi nel 2007 ha confermato come la ‘grazia di Dio’ si manifesti in tutti i contesti di convivenza, non solo nell’ambito matrimoniale”.
Va giù duro invece Domenico Pane: “Oggi c’è una distanza abissale tra noi e Giovane Italia. Loro – dice – rappresentano una destra bigotta, fuori dal mondo e dalla realtà. Chi fa politica, anche giovanile, non può arroccarsi su posizioni fuori dalla storia. Oggi in Europa solo l’Italia e la Grecia non hanno approvato norme che riconoscano le unioni di fatto”. Rita Picone, consigliere di parità del movimento, racconta: “A volte, le storie riescono meglio a spiegare quanto espresso in un ddl come questo sulle unioni civili. Una coppia di cinquantenni – aggiunge – dopo dieci anni di convinvenza ha deciso all’improvviso di sposarsi. Quando abbiamo chiesto loro il perché, ci hanno spiegato che pochi giorni prima l’uomo ha rischiato di morire per un infarto. Se non si fosse salvato, lei si sarebbe trovata senza alcun diritto, né sulla casa, né su tutto ciò che avevano costruito insieme. È anche a queste coppie – conclude – che il nostro ddl vuole dare delle risposte”.
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21 Dicembre 2011, 19:14