19 Marzo 2012, 12:16
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Francamente non se ne può più. E partiamo dal centrosinistra, immedesimandoci in un qualunque elettore che ha speso una domenica ai gazebo. Lo hanno martellato. Gli hanno detto e ripetuto che le primarie erano la prova suprema della democrazia, che la riscossa civica di Palermo cominciava da lì. D’accordo, sono state consultazioni rabberciate, inquinate e sporcate dai giochi sotterranei di quasi tutti i candidati. Il Pd e gli alleati hanno fornito un pessimo biglietto da visita, qualificandosi come classe dirigente ancora immatura.
Ma pensiamo a quell’elettore che ha puntato le residue speranze su una giornata di sole e di votazioni. Al netto delle inchieste della magistratura e di maneggi che appaiono evidenti e pesano, come si fa a dirgli: abbiamo scherzato? Come si fa a pensare a una candidatura paracadutata dalle segreterie romane? Come si fa a sfidare oltre la pazienza del martire di sinistra e promettergli, con volto bronzeo, che le cose cambieranno? Chi scrive è sicuro della cristallina buonafede di Rita Borsellino, quando afferma: “Non lotto per me, ma per il principio”. Per altri interlocutori il discorso, forse, è diverso. I brogli sarebbero stati una pagliuzza e non una trave, in caso di risultato soddisfacente. L’elemento più odioso balza agli occhi, nella politica come nel calcio il richiamo all’etica è figlio del risultato. Il centrosinistra vuole voltare pagina ed essere considerato credibile per il governo di Palermo? Bene, trangugi il fiele delle sue attitudini masochiste e rispetti il verdetto del campo, nonostante le sacrosante perplessità sulla condotta di una gara con poche regole, di cui tutti hanno accettato il rischio preventivo.
Se poi allarghiamo la visuale, cogliamo un bruciante elemento di novità. Alessandro Aricò, Massimo Costa, Fabrizio Ferrandelli e Riccardo Nuti sono candidati giovani. E’ un dato da non sottovalutare. Una città sul baratro affronta le elezioni più importanti della sua storia. Qui si decide se Palermo rinasce o muore. Tra qualche mese, sarà un buono o cattivo nocchiero a stabilire la differenza tra Paradiso e Inferno, il confine. Non possiamo più permetterci il Purgatorio. E sulla linea di partenza ci sono i trentenni. E’ comunque una svolta storica.
Come affrontarla? Delle due l’una: o stabiliamo che i giovani possono diventare una risorsa, se hanno individualità all’altezza del compito – e gli diamo la possibilità di dimostrarlo -, oppure mutiamo le carte e i giudizi in tavola, senza più lamentarci della gerontocrazia nelle stanze dei bottoni. Purché ci sia una coerenza di fondo. E purché i nuovi siano disposti a pagare una sanzione doppia se si comporteranno peggio dei vecchi e tradiranno la fiducia che in loro è riposta.
Si è realizzato quel rinnovamento anagrafico da molti teoricamente auspicato e avversato nelle segrete stanze per convenienza pragmatica. Aricò rivendica orgogliosamente il suo pedigree politico. Costa viene dal Coni: non è una metropoli, ma è pur sempre il primo fondamento di un curriculum da amministratore. Ferrandelli conosce il territorio ed è noto per le sue battaglie a fianco dei più deboli. Nuti rappresenta uno spontaneismo rivoluzionario che racconta un sincero bisogno di palingenesi. E mancano quarantotto giorni al nostro giorno più importante. Vogliamo davvero sprecarli, dimenticando programmi e ricette essenziali, per perpetuare la sterile moviola sul rigore non dato?
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19 Marzo 2012, 12:16