24 Febbraio 2013, 20:57
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Si può anche retrocedere in serie B, non è la fine del mondo. La fine del mondo è la fila di nuovi mendicanti in Grecia, la guerra, il dolore. No, con una retrocessione non finisce niente, specialmente per chi è abituato a tribolare come il tifoso rosanero. Un ritorno in Purgatorio avrebbe poi l’esito di richiamare al capezzale di un amore stinto i parenti stretti e gli amici affezionati. Non i distratti viaggiatori che si recano in processione allo stadio per vedere la serie A Tim e… ah sì, c’è anche il Palermo.
Si può scendere di livello senza indossare le vesti della tragedia: sarebbe, nel nostro caso, l’esito logico di un disastro dirigenziale e tecnico. Purché si scelga la strada della dignità e della compostezza. Ora, ci pare che le ultime e le penultime scelte non seguano un filo coerente, né che rientrino nella categoria della sobrietà. Zamparini fa e disfa la sua tela di Penelope, dimenticando che non è soltanto sua. Lui è quello che ci mette i soldi, d’accordo, il volto pro tempore di una passione che resisterà quando i nomi di questo presidente e di questi giocatori saranno labili segni della memoria. Poi c’è il tifoso, giusto o sbagliato che sia. Non sarà il proprietario del circo, ma è il perno intorno a cui ruota il meccanismo, il bambino ancora stupito che permette l’apertura del tendone, l’uomo dei sogni sempre affamato di un altro giro di giostra.
Caro (sempre) presidente Zamparini, ci rivolgiamo a lei con angoscia epistolare. Che senso ha tutto questo? Sannino, Gasperini, Malesani, Gasperini Bis, Perinetti, Lo Monaco… Che senso ha? Perché la probabile retrocessione del Palermo deve diventare argomento di risate e scherno per il resto dell’Italia pallonara? Che ha fatto di male l’aficionado rosanero per meritarsi la gogna pubblica del bar dello sport? E che significa l’affannarsi folle intorno alla messa in scena di un funerale calcistico? Nemmeno un genio della panchina servirebbe a rianimare una squadra devastata da una scellerata politica societaria che ha raso al suolo un bel castello di figurine Panini. In panca potrebbe esserci Mourinho, però in campo ci va Barreto. E ci va Rios. E ci vanno Garcia e Morganella. Ragazzi che sudano e che meritano la lode dell’impegno. E che, tuttavia, non sono adatti alle sfide che la serie A propone.
Tutto qui, presidente. Nulla di più. Ci risparmi, per piacere, altre zamparinate che, in ottime stagioni subito polverizzate muovevano al sorriso ironico e ora non più. Ci consenta di vivere, senza troppi sussulti e con dignità, la cronaca di un disastro annunciato.
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24 Febbraio 2013, 20:57