14 Luglio 2016, 16:12
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PALERMO – “Il cappellano del cimitero di Corleone o un altro sacerdote benedirà il feretro e ci sarà un momento di preghiera. Una preghiera non si può negare a nessuno”. Lo ha detto monsignor Pennisi, arcivescovo di Monreale, a proposito della cerimonia religiosa che si svolgerà per il boss Bernardo Provenzano, morto ieri all’ospedale di Milano.
“Provenzano ha subito la giustizia umana. Non so se in punto di morte o se prima, durante la detenzione, si sia confessato o si sia pentito davanti a Dio. In punto di morte tutti i peccati possono essere perdonati dal confessore”, ha aggiunto mons. Pennisi. “Nell’anno della misericordia – ha spiegato facendo cenno alla scomunica papale dei mafiosi – tutti i sacerdoti possono assolvere dalla scomunica che non è una condanna all’inferno, ma una censura ecclesiastica: un modo per dire ‘stai attento'”.
“Il divieto dei funerali pubblici – ha aggiunto – è un modo per evitare l’esaltazione del defunto, perché in questi casi le esequie spesso si trasformano in una messinscena finalizzata o a celebrare o a, al contrario, a demonizzare. In entrambi i casi non c’è nessuna valenza religiosa, casomai solo sociale. La preghiera – ha aggiunto – non può essere proibita dal questore”.
“La città di Corleone – ancora monsignor Pennisi – si sentirà più libera: la morte di Provenzano sarà un ostacolo in meno. A Corleone ci sono mafiosi ma anche tanti cittadini onesti che non meritano di essere marchiati come mafiosi e si sentiranno più liberi. Il vento sta cambiando, a Corleone grazie a Dio e in Sicilia”.
I familiari del boss Bernardo Provenzano, intanto, hanno chiesto e ottenuto l’autorizzazione alla restituzione della salma e alla cremazione che avverrà a Milano.
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14 Luglio 2016, 16:12