Per sempre colpevole - Live Sicilia

Per sempre colpevole

La storia del siciliano Carmelo Musumeci
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5 min di lettura

Carmelo sopravvive nella terra di nessuno. Non è completamente morto, perchè può respirare. Non è completamente vivo, perché non può fare cose normali come accarezzare chi ama. L’ergastolo è la sua sepoltura. Almeno la pena di morte ti toglie gli abbracci, ma non ti permette di guardare in viso l’eternità della disperazione.
Chi è il siciliano Carmelo Musumeci? Una prima risposta la dà, via mail, Nadia Bizzotto – volontaria esperta di celle e chiavistelli – che va  a trovarlo in carcere: “E’ nato ad Aci Sant’Antonio nel 1955 ma è emigrato dalla Sicilia da quando aveva 6 anni. Ha vissuto sempre e si è fatto una famiglia in Versilia, vicino a Viareggio dove vive tuttora la sua famiglia. Gestiva bische clendestine e traffico di stupefacenti entrando in conflitto con altre bande rivali, per questo motivo e per la natura della sua associazione è stato condannato in base al 416 bis, senza però avere mai contatti con la mafia siciliana. Condannato all’ergastolo si trova nel carcere di Spoleto. La sua famiglia vive in Toscana. Oltre alla compagna, ha due figli, Barbara e Mirko e due nipotini, Lorenzo e Michael. Egli ama definire tutti loro come “La luce dell’uomo ombra”.

 “Ha scontato finora 20 anni di carcere – si legge nella biografia -. Entrato con la licenza elementare, quando era all’Asinara in regime di 41 bis riprese gli studi e da autodidatta ha terminato le scuole superiori. Nel 2005 si è laureato in giurisprudenza con una tesi in sociologia del diritto dal titolo “Vivere l’ergastolo”.

Qualche altro dettaglio si ritrova negli archivi dei giornali. Scrive “Repubblica” in un pezzo intitolato “Attacco alla piovra nel cuore della Toscana”: “Sono spuntati all’ alba, all’ improvviso. Hanno circondato ville, perquisito appartamenti, arrestato almeno ventisei persone, messo quasi kappao uno dei clan mafiosi che da mesi insanguina la Versilia. Coordinati dal reparto operativo speciale di Livorno, i carabinieri sono entrati in scena a Pisa, Livorno, Pistoia, Lucca, Massa, La Spezia, Montecatini. In mano avevano decine di avvisi di garanzia da presentare a uomini di punta, luogotenenti e gregari della banda che, secondo gli investigatori, si muove in Toscana agli ordini di Carmelo Musumeci. Fra gli arrestati c’ è anche lui: il presunto boss.. Carmelo Musumeci, catanese, pregiudicato, fino a qualche tempo fa ospitato da parenti in Francia, da sempre in contatto con la Toscana, sarebbe il capo del clan al quale appartenevano molti degli uomini arrestati ieri dai carabinieri. Sarebbe lui l’ uomo che con i suoi amici fidati ha combattuto negli ultimi mesi una guerra spietata con una banda rivale”. Nel pezzo si parla di vendette e omicidi compiuti dalle due fazioni.

Carmelo ha una penna incisiva. I blog e i siti che si occupano di carcere ospitano spesso i suoi pensieri. Nel febbraio del 2010, ha scritto:  “Non mi sento innocente, ma neppure colpevole, piuttosto mi sento innocente di essere colpevole. La mia storia giudiziaria è semplice, lo dice la motivazione di condanna che mi ha condannato per un omicidio alla pena dell’ergastolo, che, nonostante la grande differenza fra verità vera e quella processuale, ha stabilito: “In un regolamento di conti il Musumeci Carmelo è stato colpito da sei pallottole a bruciapelo, salvatosi per miracolo, in seguito si è vendicato e per questo è stato condannato alla pena dell’ergastolo”. In molti casi non ci sono né vittime, né carnefici, né innocenti, né colpevoli, perché sia i vivi che i morti si sentivano in guerra. E quando ci si sente in guerra, al processo non ci si difende, si sta zitti e ci si affida alla Dea bendata. Non si maledice la buona o la cattiva sorte, anche se si pensa spesso che i morti sono stati più fortunati dei vivi se i vivi sono stati condannati all’ergastolo”.

Altrove, Carmelo Musumeci ha scritto: “Molti di noi sono stati criminali perché spinti fin da bambini e ragazzi alla violenza da uno Stato ingiusto e assente. E ora che mi sono ribellato di questa violenza e liberato dalle catene della cultura di dove sono nato e cresciuto lo Stato mi consiglia di collaborare per interesse, tornare a essere criminale come prima. Mi consiglia di ridiventare cattivo, cinico e opportunista, di cercare nel male la libertà, “morte tua vita mia” (levare la libertà a te per avere la mia). Non ti accorgi della libertà fin quando non la perdi e ora che ne conosco il valore, non la potrò mai fare perdere per personale interesse a nessuno. A qualcuno che si è rifatto una vita, che lavora onestamente, che è un buon cittadino e un buon padre di famiglia. È inaccettabile per una società civile e uno Stato di diritto barattare la propria libertà con quella di qualche altro. Questa non è giustizia! È becera vendetta e odio. Il perdono ti fa amare il mondo, la vendetta te lo fa odiare”.

Ancora, si legge: “La pena dell’ergastolo ostativo-senza benefici-opprime la vita, senza ammazzarti, ma negandoti persino una pietosa uccisione. La pena dell’ergastolo ti toglie tutto, persino la possibilità di morire una volta sola, perché si muore un po’ tutti i giorni. E’ una morte civile che ti tiene in uno stato di sofferenza insopportabile, perché è crudele fare coincidere la fine della pena con la fine della vita. Una pena che non finisce mai, è una pena disumana. La pena dell’ergastolo è una pena troppo crudele e inumana per non distruggere il migliore o il peggiore degli uomini. Molti ergastolani non sono più quelli che erano una volta. Per questo alcuni di noi non capiscono perchè devono continuare a scontare una pena che non finisce mai, per reati che non commetterebbero più”.

Carmelo Musumeci sopravvive sepolto. Un corpo senza carezze. Una mente senza spazi. Un cuore senza aria. Livesicilia ringrazia Nadia Bizzotto per averci raccontato la sua storia. Resta la domanda di fondo: è giusto che un uomo sia colpevole per sempre?


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