Valeria Sudano candidata: "Sì, il dado è tratto"

Per Valeria Sudano “sì, il dado è tratto”, Lombardo però…

L'Mpa convoca il congresso della rinascita: la colomba bianca diventa fenice. Non tutti però sono invitati.

CATANIA. “Sì, il dado è tratto”. Per Valeria Sudano, a questo punto, si gioca a carte scoperte. Anzi, a manifesti scoperti. Più volte annunciati, da ieri pomeriggio i sei-per-tre elettorali arredano le strade metropolitane. “Catania vale, scegliamola”, è il motto. E non si torna indietro. La candidatura a “sindaco” (rigorosamente al maschile, in perfetto stile Meloni) è lanciata.

Il passo in avanti della parlamentare leghista va però nella direzione esattamente contraria rispetto ai desiderata dei Fratelli d’Italia, ufficialmente impegnati nel cantiere per l’unità del centrodestra. Ma ancora indecisi sul nome da offrire agli alleati. Sergio Parisi o Ruggero Razza (su quest’ultimo c’è il niet più assoluto dei padani di Sicilia). Oramai scomparso dai tavoli il nome del cardiologo Pippo Arcidiacono, che proprio nei scorsi giorni aveva rilanciato la propria disponibilità. 

Il dado è tratto

Sudano è in campo, dunque. Il punto è capire però qual è il punto di caduta. O meglio: si tratta di una candidatura tattica o si è disposti a mettere a repentaglio l’unità della coalizione? Come detto in più di una occasione, la parola fine sul dossier catanese sarà detta a Roma, in un incontro testa a testa tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Al centrodestra etneo, invece, era stato consegnato un compito: tentare di provarci ad andare uniti almeno in tutte le altre piazze. Ma non è andata meglio. 

Ad Acireale, la frammentazione è sul piatto. E non solo nel campo liberal-conservatore. Ma anche oltre, con il Pd che punterà sulla candidatura identitaria di Francesco Fichera. Una cosa è certa, il dado è tratto anche per Roberto Barbagallo (sodale del deputato azzurro Nicola D’Agostino). I cinquestelle, che hanno governato durante gli ultimi cinque anni, dovranno sciogliere la riserva. 

La colomba bianca diventa fenice

Restiamo però al centrodestra. Perché oggi sarà celebrato il congresso della rifondazione Mpa, con la colomba bianca che riprende il volo nelle vesti della fenice. Raffaele Lombardo, libero da impedimenti giudiziari, ha già messo però le mani avanti: “Non sarò io il candidato”. A quanto pare, gli autonomisti punteranno su di un nome (presumibilmente giovane) che dovrà segnalare la presenza della colomba bianca al tavolo del centrodestra anche per non subire decisioni romane. 

Ma a quale centrodestra fa riferimento l’ex governatore? Leggendo il programma della giornata, si nota un passaggio tutto da decifrare: “Sono stati invitati al congresso anche gli esponenti politici dei partiti che fanno parte della maggioranza al Comune di Catania”. Della maggioranza che ha sostenuto Pogliese/Bonaccorsi non hanno fatto parte però quanti sono leali a Luca Sammartino e Valeria Sudano. Insomma, per gli autonomisti, nel ballo del centrodestra catanese, non ci sarebbe posto per la pattuglia leghista? Un dettaglio che segna una distanza difficile da colmare. 

Psicodramma doppio

Gli screzi a destra vanno in un certo senso a ruota rispetto a quanto successo a sinistra con lo psicodramma suscitato dalla «rinuncia» di Emiliano Abramo. Con il Fronte progressista diviso dall’area Bianco e quest’ultima in rotta di collisione con la proposta targata Lanfranco Zappalà, viene meno l’ansia d’unità che animava l’altra metà del campo.

Da lunedì scorso, a quanto pare, il tabù del secondo turno non sarebbe più tale. Tant’è che starebbe prendendo piede l’idea che i bisticci del centrodestra potrebbero essere risolti andando alla conta. Una tentazione – seppur pericolosa – che starebbe contagiando più di un dirigente dei partiti che governano assieme a Roma e, soprattutto, a Palermo con Renato Schifani.  


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