10 Novembre 2023, 05:01
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CATANIA – Deposito incontrollato di rifiuti. È questa l’accusa per la quale sono indagati Andrea Domenico Rendo e Giuseppe Maria Santangelo, i due amministratori della Rem srl, acronimo di Realizzazioni e montaggi. L’azienda, con sede a Siracusa, gestisce un impianto di compostaggio in contrada Milisinni, nella zona Sud di Catania, a breve distanza dall’Oasi del Simeto. È attorno all’ex macello trasformato in struttura di recupero della frazione umida dei rifiuti che si concentrano adesso le attenzioni della procura del capoluogo etneo.
Secondo l’accusa, sarebbero stati gestiti malamente sia rifiuti pericolosi (come l’amianto), sia rifiuti non pericolosi. Tradotto: il percolato prodotto durante le lavorazioni per trasformare i rifiuti organici in fertilizzante, che sarebbe stato disperso nell’ambiente. Nello specifico, in un canale di drenaggio che, dall’interno dello stabilimento Rem sfociava nel fiume Dittaino. E da lì, dunque, nel Simeto. Un “liquame scuro e maleodorante” sarebbe confluito, per i magistrati, “nella rete di convogliamento delle acque meteoriche”. All’altezza del suolo di uno dei capannoni sarebbero stati praticati dei fori, attraverso cui passava il percolato che finiva in un deposito dedicato agli scarti della lavorazione. Il cosiddetto “sovvallo”.
Anche nel caso della frazione organica dell’immondizia, infatti, è possibile che il rifiuto non sia “pulito”. Vale a dire che capita che, in mezzo all’umido, possano esserci residui di plastiche, vetro o metalli. Questo materiale extra, impossibile da smaltire in uno stabilimento che produce compost, veniva depositato in un magazzino. Lì, per la procura di Catania, sarebbe arrivato anche il percolato. Che scivolava sulle plastiche e “trasudava” direttamente al suolo. Fatto di cui si è accorta l’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, durante tre sopralluoghi successivi, a febbraio e marzo 2023. La procura di Catania ha chiuso le indagini poche settimane fa.
“Con riferimento al presunto deposito incontrollato di rifiuti, contestato dalla procura di Catania, si intende precisare che non vi è stato alcun inquinamento né delle matrici ambientali né dell’Oasi del Simeto, come fra l’altro espressamente chiarito dalle indagini dell’Arpa”, dice Andrea Domenico Rendo, replicando a questa testata.
Riponendo la consueta “estrema fiducia nell’opera della magistratura” e con la solita certezza che “con i nostri legali verrà fatta la dovuta chiarezza, Rendo afferma: “Per quanto attiene ai rifiuti pericolosi si trattava di una sola ondulina, in cemento amianto, sita in un capannone estraneo all’area dell’impianto produttivo”. E prosegue: “La società ha immediatamente provveduto a bonificare il sito, ripristinando l’ambiente naturale”.
Non è la prima inchiesta a riguardare la Rem srl. La società a responsabilità limitata è di proprietà di Daniela Pisasale, compagna di Emanuele Gaetano Caruso: i due, sempre per via della Rem, sono coinvolti in una questione di mazzette legata alla discarica di Bellolampo, nel Palermitano, datata 2020.
Avrebbero corrotto un funzionario della Rap, la società che gestisce l’immondizia nel capoluogo regionale, all’epoca coordinatore della discarica. Cinquemila euro vengono trovati in una busta, 13mila euro in macchina. Per la tangente, Pisasale e Caruso vengono condannati, in primo grado e col rito abbreviato, a quattro anni. L’Appello è ancora in corso.
L’impianto di compostaggio di contrada Milisinni, al di là del presunto reato ambientale, è in continua crescita. E a quel sovvallo composto quasi esclusivamente di plastiche guarda con interesse. A gennaio 2022, Rem srl ha presentato alla Regione un progetto di “modifica sostanziale” dell’impianto di compostaggio. Si tratta di un ampliamento per costruire un impianto di produzione di Css (Combustibile solido secondario) e un impianto di coincenerimento, cioè un gassificatore.
In sintesi, quello che dice la Rem nella sua richiesta è molto semplice: quando raffinano il compost che hanno realizzato dai rifiuti, si trovano tra le mani anche della plastica. “Questo materiale è un vero e proprio combustibile e normalmente viene avviato in discarica”. Perché si dovrebbe buttarlo, trasferendolo chissà dove e inquinando con camion su strada, si chiedono dall’azienda, se si può riutilizzarlo in un nuovo impianto di produzione di combustibile?
E perché non creare anche un gassificatore che utilizzi quel combustibile per produrre energia? Il principio è, in purezza, quello dell’economia circolare, dicono da Rem. In totale, le due linee (quella di produzione Css e il gassificatore) potrebbero trattare 23mila tonnellate di rifiuti l’anno ciascuna.
La Realizzazione e montaggi si occupa prevalentemente di immondizia. Ma non disdegna le operazioni immobiliari. È infatti tramite la Rem che la galassia della famiglia Caruso acquisisce l’ex cementificio Italcementi di via Domenico Tempio, a due passi dal porto di Catania. Come raccontato in esclusiva da LiveSicilia, sull’enorme area all’ingresso della città ruotano da tempo gli interessi degli imprenditori.
Nella proposta fatta alle istituzioni cittadine, Comune e Autorità portuale in primis, l’ex cementificio dovrebbe diventare un’area ricettiva con alberghi, ristoranti e centri congressi, nonché un’area retroportuale destinata a transito e sosta dei mezzi pesanti.
Dalla Rem srl, co-amministrata da Andrea Domenico Rendo (nipote del Cavaliere del Lavoro Mario Rendo), la cementeria passa alla Ex Cem srl, di cui è amministratore Giuseppe Maria Santangelo. Che con Rendo condivide il ruolo nella Rem e, adesso, l’indagine per il reato ambientale alle porte dell’Oasi del Simeto.
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10 Novembre 2023, 05:01
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