23 Giugno 2014, 14:18
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CATANIA- L’inchiesta “Poseidon” del Pm Alessandra Tasciotti, sotto il coordinamento del procuratore Capo Giovanni Salvi ha portato alla luce un sofisticatissimo sistema che vede protagonisti colletti bianchi e insospettabili, tutti a giudizio con il rito abbreviato. Le indagini sono state affidate alla Guardia Costiera che si è attivata dopo le denunce del leader dei pescatori Fabio Micalizzi. Ecco tutte le accuse agli imputati.
I magistrati contestano l’associazione a delinquere a Antonino Catara, nella qualità di rappresentante del Parco scientifico e tecnologico di Sicilia “in veste di organizzatore delle attività criminose dell’associazione per avere impartito disposizioni relative alle modalità di attuazione dei progetti ai dipendenti dell’Ente ed alle imprese contrattualizzate per lo svolgimento dei lavori”.
Pasquale Maggiore, legale rappresentante dal 26 febbraio del 2007 al 31 gennaio del 2011 e dominus della Mcq Sicilia Srl, e responsabile della Segreteria generale dei procedimenti ammessi al finanziamento del Comune di Acireale “ in veste di promotore e organizzatore delle attività criminose dell’associazione, per avere impartito disposizioni relative alle modalità di attuazione dei progetti ai dipendenti della società ed alle imprese contrattualizzate per lo svolgimento dei lavori nonché per avere di fatto indirizzato l’attività amministrativa dei Comuni di Acireale ed Aci Castello al fine di omettere qualsiasi controllo sull’effettiva realizzazione degli obiettivi previsti”.
Salvatore Li Calzi, amministratore di fatto e gestore della Spata Srl “ in veste di organizzatore delle attività criminose dell’associazione per avere impartito, in accordo con il legale rappresentante, disposizioni relative alle modalità di attuazione dei progetti ai dipendenti della società ed alle imprese contrattualizzate per lo svolgimento dei lavori”.
Orazio Puglisi, legale rappresentante del Consorzio Catania ricerche, è indagato “ in veste di organizzatore delle attività criminose dell’associazione per avere impartito disposizioni relative alle modalità di attuazione dei progetti ai dipendenti dell’Ente ed alle imprese contrattualizzate per lo svolgimento dei lavori”.
Francesco Giovanni Riccioli è indagato per associazione a delinquere quale rappresentante della “Imago Soc. Coop. Arl”, nonché socio della Mcq Italia Srl “ per avere impartito disposizioni relative alle modalità di attuazione dei progetti ai dipendenti della società ed alle imprese contrattualizzate per lo svolgimento dei lavori”.
Laura Gulizia, nella qualità di responsabile amministrativo per il Comune di Acicastello è indagata “ in veste di partecipe delle attività criminose dell’associazione per avere omesso i dovuti controlli sulla documentazione presentata dalle aziende partners nonché omettendo di intervenire di fronte alla mancata presentazione del rendiconto dovuto da parte delle predette aziende”.
Secondo la ricostruzione dei magistrati, Catara, Maggiore, Li Calzi, Puglisi, Gulizia e Riccioli “mediante la partecipazione delle società “MCQ Sicilia Srl” e “Imago Soc. Coop. a.r.l.” all’Associazione Temporanea di Scopo “Hermes” e delle società “MCQ Sicilia Srl”, “Spata Srl”, “Cooperativa Gente di Mare 1991”, “Parco Scientifico e Tecnologico di Sicilia”, “Consorzio Catania Ricerche” all’Associazione Temporanea di Scopo “Nettuno”, aventi quale Ente Pubblico capo-fila il Comune di Acicastello istituite al fine di realizzare i progetti nn. 060, 063, 079, 143, 137 si associavano stabilmente al fine di commettere ripetuti reati di truffa ai danni della Comunità Europea e della Regione Sicilia finalizzati alla percezione indebita di contributi erogati a sostegno del settore della pesca nei Comuni appartenenti al cd. “Patto delle Aci” – in particolare nell’ambito del Progetto Integrato Territoriale 30 (PIT 30 ACI), con riferimento al Comune di Aci Castello, per un importo complessivo di € 1.268.244 – non realizzando gli obiettivi previsti ed occultandone la mancata realizzazione”.
Antonino Catara, Pasquale Maggiore, Salvatore Li Calzi e Orazio Puglisi sono accusati di truffa per aver “ costituito l’ATS “Poseidon” con la partecipazione del Comune di Acireale quale Ente Pubblico capofila al solo scopo di ottenere il 100% dell’importo del contributo stanziato senza alcuna riduzione, mentre invece la partecipazione del predetto Comune risultava meramente fittizia”. A vario titolo avrebbero “ realizzato solo una minima parte degli obiettivi stabiliti e ad un costo sproporzionato al solo scopo di assicurarsi l’erogazione del contributo” e “omesso di presentare una dichiarazione attestante le spese ammissibili effettivamente sostenute con l’indicazione analitica della relativa documentazione come previsto dal comma K dell’atto di adesione stipulato tra la Regione Sicilia e il Comune di Acireale in data 25.7.2007”. In questo modo sarebbe stato possibile ottenere fondi per diverse centinaia di migliaia di euro.
Antonino Catara, Pasquale Maggiore, Salvatore Li Calzi, Orazio Puglisi e Laura Gulizia sono accusati anche di truffa per “ aver costituito l’ATS “Aci Nettuno” con la partecipazione del Comune di Aci Castello quale Ente Pubblico capofila al solo scopo di ottenere il 100% dell’importo del contributo stanziato senza alcuna riduzione, mentre invece la partecipazione del predetto Comune risultava meramente fittizia”. Gli imputati avrebbero “affidato la realizzazione dei progetti a società e lavoratori privi dei titoli e dei requisiti professionali necessari” e “realizzato solo una minima parte degli obiettivi stabiliti e ad un costo sproporzionato al solo scopo di assicurarsi l’erogazione del contributo”.
Secondo gli inquirenti avrebbero anche “omesso di presentare una dichiarazione attestante le spese ammissibili effettivamente sostenute con l’indicazione analitica della relativa documentazione come previsto dal bando di gara” e “omesso di presentare il DURC o di produrre adeguata autocertificazione che attestasse l’adempimento degli obblighi contributivi, condizione necessaria per accedere al beneficio”. Il Comune di Acicastello, sotto la responsabilità di Gulizia avrebbe effettuato “un controllo meramente superficiale sulla conformità delle fotocopie alla documentazione presentata dalle aziende partners, disattendendo ai doveri di controllo sostanziale spettanti al Comune quale Ente Capofila dell’ATS”. In questo modo sarebbe stato possibile indurre in errore l’Unione europea e la Regione Sicilia ottenendo l’erogazione di contributi per diverse centinaia di migliaia di euro.
Un capo d’indagine a parte è dedicato a Pasquale Maggiore, Laura Gulizia e Francesco Giovanni Riccioli, tutti accusati di truffa per avere a vario titolo indotto “in errore la Comunità Europea e la Regione Sicilia in ordine alla destinazione del contributo erogato nell’ambito del PIT 30 per la realizzazione del progetto n. 137 (Modello di Gestione Integrata della fascia costiera del Comune di Aci Castello) pari ad €200.000 si procuravano un ingiusto profitto con relativo danno per l’Ente pubblico”.
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