Il pescivendolo faceva l’usuraio| La ribellione del ristoratore

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13 Dicembre 2018, 12:13

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PALERMO – Si presentò come un amico disposto ad aiutarlo, ma divenne il suo aguzzino. Alla fine il titolare di un ristorante si è fidato dei finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Palermo che lo hanno liberato dalla trappola dell’usura.

La storia è tanto semplice, quando sconfortante. La vittima decide di aprire un locale nel centro storico assieme ad alcun soci. Le cose non vanno benissimo, i suoi compagni di avventura si defilano, ma il ristoratore non vuole tirarsi indietro dopo che ha investito tempo e denaro.

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E così si presenta l’amico, che ha carpito le sue difficoltà e ha il volto di Ignazio Ricotta, 37 anni, pescivendolo a Brancaccio. Conosce bene la vittima perché gli fornisce la merce per il locale. Si dice disponibile a prestargli 13 mila euro. Quando il ristoratore salda il debito, Ricotta lo avverte che i soldi non bastano. Pretende molto di più. Il debito sale ad ogni scadenza fino all’ultima richiesta: per mettere a posto le cose vuole la villetta che il ristoratore possiede a Mazara del Vallo .

È l’ultima richiesta a cui la vittima decide di non cedere. Si rivolge ai finanzieri che organizzano la trappola per Ricotta con tanto di registrazione delle sue minacce. Gli investigatori sono certi che nella sua rete siano finite almeno altre dieci persone che, però, hanno scelto la strada del silenzio. La denuncia è l’unica arma contro gli strozzini.

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13 Dicembre 2018, 12:13

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