17 Settembre 2016, 05:21
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La stesura del documento ha seguito un percorso: prima, si è svolta la ricognizione complessiva delle posizioni generali potenzialmente foriere di ulteriori passività. Poi, si sono analizzati i tre anni di attuazione del piano e i risultati raggiunti. Infine, sono stati uniformati i documenti contabili dell’ente nel Dup (Documento unico di programmazione). Il nuovo piano è diviso in due parti: gli impieghi (fattori di squilibrio o passività) e le fonti (la risorse finanziarie).
Il primo dato fornito riguarda il totale della passività che ammonta a 818.157.330,24 euro. Una cifra enorme, a fronte di risorse per 778.438.471,74. La differenza negativa sarebbe scaturente dall’anno 2015 e non costituirebbe, secondo quanto si legge nella relazione, fattore di squilibrio. Il nuovo piano parte dal presupposto che quello attuale ha rivelato fin dal primo anno, dei notevoli scostamenti peggiorativi nelle previsioni. Secondo l’amministrazione si tratta di fattori esogeni ed endogeni. Alla prima categoria fanno capo i tagli ai trasferimenti. “L’incidenza dei maggiori tagli ai trasferimenti rappresenta più del 25% del valore degli interventi previsti nel piano originario – si legge. Tale percentuale avrebbe potuto far fallire l’attuazione del piano di riequilibrio finanziario. Tuttavia nel corso dei primi tre riuscito a sostenerne l’onere svolgendo una politica restrittiva della spesa”. (Leggi il Piano finale impieghi)
Nel piano di Stancanelli, secondo quanto inserito nella relazione, la media dei trasferimenti era di 14 milioni. I tagli sono stati invece più consistenti nel 2014 e 2015: 23 milioni nel 2014 e 21 milioni per il 2015. Per questo, il piano rimodulato riporta per gli anni dal 2016 al 2022 il valore registrato nel 2015 ritenendolo congruo. In pratica il valore originario di 139 milioni, raggiunge ora i 210.000.000 per l’ammontare complessivo di minori trasferimenti pari a quasi 71 milioni. Per quanto riguarda i trasferimenti regionali, anche questi non sarebbero stati considerati. Il valore inizialmente previsto era pari a zero, quello inserito nel piano rimodulato raggiunge 67 milioni e mezzo.
Il documento approvato dalla Giunta, poi, analizza i debiti fuori bilancio, molti dei quali non inseriti nel piano precedete (di questo, la corte dei conti, scrive in più occasioni). Nell’originario piano di riequilibrio, la presenza di debiti fuori bilancio potenziali erano quantificati in 8.318.000 euro. “Una cifra insufficiente a sostenere quelli rivelatesi nel corso dell’attuazione dello stesso piano – si legge nella relazione. Una differenza significativa tra quanto emerso e quanto invece è contenuta nel piano”. Da ricognizione, “effettuata tra maggio e giugno 2016”, questi ammontano a circa 52 milioni.
Dalla ricognizione dei residui, poi, è emerso un disavanzo di 411 milioni, che in parte viene ripianato dal fondo crediti di dubbia esigibilità, Dall’altra, invece, verrà coperto dal piano di rientro con 13 milioni l’anno, per un complessivo di 109.674.000. Nel piano si legge che il contenzioso, ovvero le passività potenziali la cui quantificazione ammontava complessivamente a 601 milioni come da relazione trasmessa la corte dei conti, si sarebbe ridotta e di tanto, in particolare grazie a due vittoria del Comune giudiziaria una contro Sidoti acque srl e l’altra contro la Sie servizi idrici. Il nuovo valore si attesta a 35 milioni, “valore ritenuto congruo in ragione della storicizzazione dei risultati del contenzioso”. Non solo, nel nuovo piano sono stati anche previsti 5 milioni l’anno a partire dal 2019 per un ammontare di 20 milioni per fare fronte ad eventuali passività.
Salta all’occhio, però, l’assenza di dati puntuali per quel che riguarda le società partecipate, in particolare Sidra, Amt e Multiaervizi, di cui ha chiesto insistentemente la corte di conti palermitana. Per quanto riguarda ad esempio, la società che gestisce il servizio idrico, la relazione al piano si limita a evidenziare come “in relazione a questa posizione che allo stato oggetto di contestazione si è ritenuto di costituire una positiva accantonamento che consentirà l’ente definirla in regime di reciprocità giungendo finalmente alla parificazione dei saldi di bilancio”.
Per quanto riguarda le misure, molte sono rimaste invariate, altre sono state adeguate al trend dei tre anni di applicazione del piano stancanelliano. La Giunta ha deliberato l’incremento delle aliquote Imu. Lo fa in ragione del fatto che in questi anni il gettito scaturito è stato maggiore del previsto. Anche la Tares non subisce alcuna rimodulazione prospettica e in pratica, quasi tutte le misure non subiscono rimodulazione, fatta eccezione di quella di revisione straordinaria residui, che viene “abbassata” e portata a 7.929.857,00 euro, e quella di Riduzione indennità di carica Sindaco, Giunta e Consiglieri che passa a 6.756.255,00 euro rispetto agli originari 6.051.689,00. Quella per indennità di carica Presidenti e Consiglieri circoscrizionali, passa da 13.300.781 euro del piano originario a 10.695.738 euro del piano rimodulato. Infine, gli affitti vengono rimodulati in base al fatto che, quelli giudiziari, non più a carico del Comune.
Per quanto riguarda l’alienazione dei beni patrimoniali, fatto salvo il fatto che il consiglio comunale deve ancora approvare la delibera che individua i beni destinare alla vendita, la somma “prudenzialmente scritta” è di 46.697.070 euro. Più bassa rispetto alla previsione della passata amministrazione di circa 60 milioni. All’interno dell’elenco risultano inseriti alcuni beni importanti come villa Fazio tra l’altro stimata appena 400.000 € all’ex cinema concordia in piena San Cristoforo, chiese, appartamenti, botteghe. Stralciato Palazzo Bernini, il mercato di Picanello e la palestra delle verginelle.
Prevista anche l‘alienazione della rete del gas che dovrebbe portare nelle casse 60 milioni,
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