Piano dei Rifiuti in Sicilia, ricorso del Pd: “Annullare il parere sulla Vas”

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07 Ottobre 2024, 19:18

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PALERMO – Piano dei rifiuti in Sicilia, il Partito Democratico ha depositato un ricorso straordinario, firmato dal segretario regionale Anthony Barbagallo e indirizzato al presidente della Regione, chiedendo l’annullamento del decreto con cui l’assessore per il Territorio aveva espresso parere positivo sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) dell’aggiornamento del piano regionale dei rifiuti. 

Contemporaneamente è stata inoltrata una diffida all’assessore per il territorio per chiedere che venga annullato in autotutela il decreto, insieme alla ripubblicazione del piano e la redazione di un nuovo rapporto ambientale.

Rifiuti, ricorso straordinario del Pd

“La presentazione del ricorso e della diffida – afferma Barbagallo – dopo la mancata considerazione delle osservazioni formulate in sede Vas, era per il Pd un atto obbligato, affinché si operi nel rispetto delle leggi e delle direttive europee, nella assoluta salvaguardia dell’ambiente e della salute, nella valutazione delle migliori soluzioni tecniche e di impianti. La modalità con cui è stata prevista la realizzazione di due inceneritori – aggiunge – fa fare alla Sicilia un passo indietro sulla gestione del ciclo dei rifiuti, lasciando irrisolte le problematiche relative alla raccolta a agli obblighi di riciclo”.

I motivi del ricorso

Tra i motivi del ricorso: il fatto che l’aggiornamento del piano avrebbe dovuto proporlo e apprezzare il Presidente della Regione nella qualità di Commissario straordinario del governo, anziché il Dipartimento acqua e rifiuti; la violazione della legge sull’obbligo di competenza e indipendenza della Commissione tecnica specialistica.

E ancora: l’indeterminatezza del significato da attribuire al termine Termovalorizzatori, sulla tipologia di impianto (ne esistono 12), sulla classificazione che nel piano li inserisce come impianti di smaltimento e non di recupero determinando lo sforamento dell’obbligo imposto dalla Ue di non conferire più del 10% dei rifiuti in discarica o ad incenerimento.

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Secondo il Pd, tra i motivi ci sarebbe anche “la confusione che si è determinata sulla produzione di combustibile solido da rifiuti da poter utilizzare nei cementifici (prevista fino a 300 mila tonnellate annue), dal momento che il Csc-c non è un rifiuto ma un combustibile soggetto, quindi, a regole di mercato”.

La diffida

Nella diffida, che figura come parte integrante del ricorso, vengono sollevati numerosi punti critici: l’assenza di valutazione delle possibili alternative agli inceneritori, quali gli impianti di gassificazione; la assoluta carenza di analisi sugli impatti sulla salute e sull’ambiente, indispensabili dal momento che il piano non si limita ad indicare il fabbisogno di inceneritori ma addirittura li localizza uno nella area industriale di Palermo e l’altro nell’area industriale di Catania.

Si parla anche della mancanza di valutazione dei fabbisogni di combustibile, acqua per il raffreddamento, prodotti chimici connessi all’esercizio degli impianti; l’assenza di analisi sulla formazione dei costi e dei criteri minimi per l’impiantistica di recupero previsti dalla legge. 

Tutti punti che erano presenti nelle osservazioni presentate dal Pd in sede Vas e che sono state tutte, in contraddizione con l’accoglimento di altre osservazioni simili, ritenute superate. Infine viene lamentata la violazione della Convenzione di Aarhus sull’obbligo della partecipazione del pubblico alle scelte. 

La risposta della Regione

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07 Ottobre 2024, 19:18

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