19 Settembre 2016, 21:19
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CATANIA – Il piano presentato dall’assessore alla Salute della Regione Sicilia, Baldo Gucciardi, che prevede la riorganizzazione della rete ospedaliera siciliana, con accorpamenti di molti reparti, declassamento di vari presidi ospedalieri e una serie di Servizi da attivare (o disattivare) a seconda dei casi, nonostante non sia ancora completamente noto nei suoi dettagli (e l’assessore ha chiesto ai manager di mantenere, per il momento, il massimo riserbo),non ci convince nelle scelte e ci pare presenti numerosi punti critici e desti parecchie perplessità, tanto da far supporre una concreta minaccia per il mantenimento dello stato di salute di tutti i cittadini siciliani.
Se è condivisibile il metodo seguito, peraltro stabilito dalle norme dettate dal Ministero della Salute (il decreto ministeriale 70/2015 impone alla Regione la ristrutturazione della rete ospedaliera sull’emergenza, individuando i dipartimenti di emergenza e accettazione (Dea) e gli ospedali di base quali assi portanti di tale organizzazione), non appaino chiari i criteri seguiti per la eliminazione e/o il riaccorpamento dei reparti e dei servizi sanitari interessati. La proposta sembra concentrare nelle città metropolitane della Regione la maggior parte dei servizi sanitaria, con un inevitabile congestionamento e possibili disagi notevoli per il resto del territorio.
Da quanto è dato sapere, inoltre, tutti i reparti di Rianimazione subiranno un drastico ridimensionamento e viene proposto di cancellare molti reparti di Terapia intensiva. Solo per citare una delle scelte quantomeno diScutibili,in Sicilia secondo alcune stime basate su dati epidemiologici, occorrerebbero circa 500 posti-letto di Rianimazione, mentre allo stato attuale ce ne sono solo 282. Secondo quanto previsto dalla riorganizzazione, questo numero sarebbe ulteriormente diminuito di 72 unità perché sarebbero eliminati i i reparti di Rianimazione in 14 presidi ospedalieri (ad esempio Marsala, Castelvetrano, Sciacca, Partinico, Ingrassia-Palermo, Termini Imerese, Cefalù, Milazzo, Patti, Taormina, Pulejo Piemonte-Messina, Acireale, Militello Val di Catania, Modica). Si rammenta, al proposito, che il piano predisposto in passato dallo stesso assessorato prevedeva, invece, un incremento di 100 posti-letto di Rianimazione, in ottemperanza alle linee-guida del Ministero.
Sembra, inoltre, che la riorganizzazione preveda presidi ospedalieri con reparti di Chirurgia in assenza di anestesisti rianimatori, ipotesi paradossale (forse da riferire alla carenza di tali figure professionali sanitarie). Inoltre saranno chiusi dei presidi di pronto soccorso che hanno registrato meno di 20.000 accessi all’anno, a prescindere dalla sede e dalle caratteristiche di raggiungibilità viaria degli stessi presidi; alcuni saranno trasformati in Pte (presidi territoriali di emergenza). Viene previsto di chiudere i Ppi che hanno una quota di accessi annuale inferiore a 6.000 pazienti l’anno.
Infine una ennesima doccia fredda anche per le ventilate assunzioni, in quanto sembra che potranno essere sbloccate solo quelle dei “vecchi” vincitori di concorso … e solo per le discipline di emergenza-urgenza. Occorre invece avere la possibilità di assumere subito il personale sanitario indispensabile per assicurare i LEA, colmando le carenze di medici, infermieri e operatori socio-sanitari che costringono il personale esistente a pesanti turnazioni (al limite della illegalità) o i manager a stipulare contratti oltre i parametri previsti dalla normativa. E proprio in tema di assunzione e stabilizzazione del personale medico sanitario è giunta una sentenza della Corte di Giustizia UE che potrebbe creare ancora più un clima di incertezza tra i precari della sanità.
Infatti è datata 14 settembre 2016 la sentenza che vieterebbe il reiterato rinnovo dei contratti a tempo determinato e imporrebbe la modifica dei contratti vigenti in contratti a tempo indeterminato. Purtroppo,ancora una volta, possiamo constatare che le tante promesse pervenute in questi anni, sembrano ancora miraggi per i tanti operatori del settore sanitario, e le grossolane imprecisioni e gli obbiettivi poco chiari della nostra classe dirigente, non fanno altro che umiliare e demolire il nostro sistema sanitario regionale. Il Servizio Sanitario Nazionale italiano è uno dei migliori del mondo, nonostante quanto si possa pensare, e allo stesso tempo la regione Sicilia non è stata sempre all’altezza di tale situazione e spesso in questi anni abbiamo assistito ai famosi “viaggi della speranza” cui spesso i siciliani si sottopongono per cercare altrove l’assistenza e le terapia necessarie per patologie gravi e particolari.
Crediamo di essere arrivati ad un punto di svolta, ci sembra necessario migliorare e razionalizzare, certamente, eliminando gli sprechi e premiando le eccellenze,ma mantenendo sempre una visione di insieme che tenga conto anche delle legittime esigenze del territorio e dei residenti. Occorre adesso rafforzare e specializzare tutti i presidi ospedalieri siciliani per realizzare una rete sanitaria moderna, diversificata e di alta qualità e le soluzioni prospettate non sembrano andare in questa direzione. In ogni caso, l’organizzazione della sanità regionale è un bene prezioso che non può essere gestito solamente a livello “tecnico” – assessoriale o ministeriale – ma deve essere frutto di un confronto serrato e aperto con gli operatori del settore, i manager delle aziende sanitarie e i rappresentanti delle comunità locali.
E’ quindi opportuno che l’ipotesi di rimodulazione della rete ospedaliera della Regione venga sottoposta a ulteriore approfondimento, allo scopo di valutare e tenere in debito conto le preoccupazioni dei territori e delle comunità locali. Dopo tanti anni pretendiamo, chiarezza e rispetto, per i tanti cittadini siciliani, che meritano una sanità migliore, e per tutto il personale medico sanitario, che con abnegazione continua a svolgere la propria missione ed è meritevole del massimo della chiarezza e delle prospettive adeguate.
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19 Settembre 2016, 21:19