Cronaca

Il prete condannato per pedofilia, indagato il vescovo Gisana

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13 Dicembre 2024, 11:08

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PALERMO – Il vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, e il vicario giudiziale della diocesi, monsignor Vincenzo Murgano, sono indagati per falsa testimonianza dalla Procura di Enna.

Una vicenda che si innesta nella storia culminata con la condanna in primo grado a 4 anni e mezzo del sacerdote Giuseppe Rugolo per “violenza sessuale aggravata a danno di minori”.

Ed è nel corso delle indagini prima e del processo poi che i due indagati avrebbero reso falsa testimonianza. Ora gli è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini dalla Procura guidata da Ennio Petrigni.

La condanna di Rugolo

I giudici che hanno condannato Rugolo nella motivazione della sentenza hanno scritto che “la Curia, nella persona del vescovo, ometteva con ogni evidenza qualsivoglia seria iniziativa a tutela dei minori della sua comunità e dei loro genitori nonostante la titolarità di puntuali poteri/doveri conferiti nell’ambito della rivestita funzione di tutela dei fedeli, facilitando l’attività predatoria di un prelato già oggetto di segnalazione”.

Il nuovo esposto

Parole pesanti che avevano riacceso le polemiche mai sopite. Dopo il deposito delle motivazioni della sentenza l’avvocato Eleanna Parasiliti, che assiste come parte civile Antonio Messina, la vittima che denunciò Rugolo, ha presentato un esposto affinché vengano approfondite le presunte omissioni della Curia. Ci sarebbero stati altri insabbiamenti, addirittura parlano di “sistema”.

“Ci sono altri casi”

In una conversazione intercetta tre anni fa dalla squadra mobile Gisana faceva riferimento ad altri due casi di abusi su minori, che però non furono denunciati. E si parlava anche di altri due sacerdoti coinvolti in vicende simili a quelle di Rugolo.

Eppure, sentito durante le indagini e il processo, Gisana disse che non era a conoscenza di altri abusi nella sua diocesi. I “silenzi dal vescovo” vengono denunciati nell’esposto presentato a luglio da Messina.

La Procura ha notificato nei giorni scorsi l’avviso di chiusura delle indagini a Gisana e Murgano che adesso potranno chiedere di essere interrogati o depositare memorie difensive.

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Con la sentenza di condanna inflitta a Rugolo il Tribunale ha dichiarato “responsabile civile” la Curia di Piazza Armerina che dovrà pagare il risarcimento dei danni. Sia l’imputato che la Curia hanno fatto ricorso in appello. Gabriele Cantaro, il legale del vescovo Rosario Gisana, sostiene che la Curia essendo un soggetto privo di personalità giuridica non può essere ritenuta responsabile civilmente.

La denuncia del 2020

Nel 2020 la denuncia di Antonio Messina raccolta dagli agenti della squadra mobile fece venire a galla una torbida storia di violenza che sarebbe andata avanti per anni. La giovane vittima decise di rivolgersi alla polizia temendo che la Chiesa non avrebbe preso provvedimenti. Ne aveva parlato con altri sacerdoti e con lo stesso Gisana nel 2018 ed era stato aperto un procedimento al Tribunale ecclesiastico e poi alla Congregazione della fede. Si chiuse con un nulla di fatto perché gli episodi sarebbero avvenuti quando Rugolo era ancora seminarista.

“Condotta colposa”

A Enna negli ultimi mesi è montata la protesta. Un gruppo di fedeli chiede al Vaticano le dimissioni di Gisana. Lo spunto ancora una volta sono le motivazioni della condanna di Rugolo in cui legge: “Appare sussistere la corresponsabilità della curia nella persona del vescovo il quale, evidentemente aveva autorizzato padre Rugolo, consentendogli in tal modo, con la piena compiacenza della diocesi, di creare occasioni di incontro e di frequentazione con i giovani adolescenti”.

Ed abcora: “… dall’istruttoria sono emersi elementi chiari e univoci a sostegno di una condotta coscientemente colposa da parte del vescovo Gisana che rendono legittima la condanna al risarcimento del danno della curia, nella sua qualità di responsabile civile, per i pregiudizi cagionati dagli abusi sessuali perpetrati da padre Rugolo”.

“Ho insabbiato questa storia”

Agli atti dell’inchiesta ci sono dei dialoghi intercettati in cui il vescovo Gisana diceva a padre Rugolo: “Io ho ricevuto una lettera della congregazione per il Clero. Dove mi chiedono gli accertamenti di quello che abbiamo fatto… u’ sacciu gioia mia… (lo so gioia mia, ndr. si sentiva Rugolo piangere) in questo momento non so neanche io che cosa si deve fare…. l’unica cosa è pregare il Signore, che freni questo impeto demoniaco e speriamo che il Signore ci aiuti e basta. Picchi ccaà (perché qua, ndr), ora il problema non è solo tuo, il problema è anche mio, perché io ho insabbiato questa storia, per cui stanno cercando in tutti i modi di accusarmi…”.

La solidarietà del Papa a Gisana

Una frase il cui significato può essere male interpretato se decontestualizzato ha sempre sostenuto il legale della Curia. In tutta questa storia un anno fa Papa Francesco ha espresso solidarietà a monsignor Gisana, presente ad un’udienza insieme ad una delegazione di fedeli di Gela. “Bravo, questo vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto. Per questo, quel giorno in cui andai a Palermo, ho voluto fare sosta prima a Piazza Armerina, per salutarlo; è un bravo vescovo”, disse il pontefice.

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13 Dicembre 2024, 11:08

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