Picanello, fortezza dei Santapaola| Da Campanella ai nuovi capi - Live Sicilia

Picanello, fortezza dei Santapaola| Da Campanella ai nuovi capi

C'è clima di tensione tra le file del gruppo mafioso.

CATANIA – Picanello è il quartiere dove Vincenzo Santapaola, il primogenito del padrino di Catania Nitto, aveva scelto di stabilirvi la propria residenza. Le parole degli investigatori inserite sull’appunto consegnato alla stampa dopo l’esecuzione del blitz Orfeo lo scorso anno, forniscono una fotografia nitida di come il gruppo di quel quartiere abbia avuto storicamente un posto privilegiato nella mappa di Cosa nostra catanese. In quelle strade così diverse da San Cristoforo o dal Villaggio Sant’Agata però i Santapaola hanno ingrassato la pancia e i portafogli con i loro affari criminali. Questa è la roccaforte del capodecina e uomo d’onore Carletto Campanella e dei fratelli Salvatore e Venerando Cristaldi. E oggi, i boss e i colonnelli di Picanello, quelli rimasti fuori dal carcere o appena scarcerati hanno iniziato a preoccuparsi. Perché la notizia che “Gennarino” D’Arrigo ha deciso di saltare dall’altra parte del fosso e rafforzare l’esercito di pentiti non fa certo dormire sonni tranquilli a chi milita nella cellula mafiosa dei Santapaola.

L’intera squadra militare è stata decapitata per ben due volte in meno di cinque anni. Il blitz Fiori Bianchi prima, nel 2013, e il blitz Orfeo, lo scorso anno. E in manette sono finiti nomi di “peso”, nomi che già comparivano nelle inchieste degli anni Novanta. Queste due operazioni hanno permesso di cristallizzare la linea di comando che si sarebbe susseguita negli anni. Ai vertici ci sarebbe stato Lorenzo Pavone, fino alla maxi retata del 2013, al quale sarebbe subentrato Giovanni Comis, vecchia guardia della mafia militare di Catania, che avrebbe retto le fila del gruppo fino all’arresto nell’operazione del 2017, supportato dall’uomo di fiducia Alfio Cardilllo, detto Orfeo. Il processo di primo grado, rito abbreviato, è finito con una raffica di condanne. Roberto Illuminato, figura storica del gruppo di Picanello, è stato assolto. Ma le dichiarazioni di D’Arrigo sono state già inserite nel ricorso in appello. E chissà se il processo di secondo grado con queste nuove rivelazioni non potrebbe portare sorprese.

I Santapaola di Picanello avrebbero goduto di un’autonomia maggiore rispetto agli altri gruppi. Questo emerge dalle ultime indagini ma anche dalle parole di alcuni importanti esponenti del clan che hanno deciso di cambiare vita. Come il killer Carmelo Aldo Navarria che da alcuni mesi collabora con la magistratura ed ha raccontato di diversi summit dove al posto di Comis, finito al 41 bis dopo il bltiz Orfeo, ha partecipato Alfio Cardillo. Questo a dimostrazione della fiducia che Giovanni Comis nutriva per il suo luogotenente, delegato a poter parlare al suo posto in un tavolo dove si riunivano i “capi” dei vari ‘schieramenti’ e “paesi”.

Ma già il ruolo strategico di Picanello nelle decisioni della Cupola lo si era visto nel summit del 2009 interrotto dai carabinieri nella villetta di Belpasso. Quel giorno l’ormai ex reggente dei Santapaola, Santo La Causa (oggi collaboratore di giustizia) convocò alla sua corte i più importanti vertici militari della “famiglia”. E tra questi c’erano anche Venerando Cristaldi e Saro Tripoto, uomini di “rango” del gruppo di Picanello.

La settimana scorsa è tornato alla ribalta il nome di Giovanni Frazzetta, 50 anni, per il coinvolgimento in una presunta estorsione legata ai Santapaola di Picanello. A puntare il dito su di lui, Antonio D’Arrigo, il neo pentito. Frazzetta, scarcerato perché le contestazioni arrivano fino al 2007, è uno specialista del pizzo. Già nel 2007 era stato pizzicato dalla Squadra Mobile per un’altra “tangente” al clan. E forse è stato proprio a causa di quell’arresto che da quel giorno al negozio di ferramenta ha iniziato a presentarsi un altro esattore. Secondo la tesi degli inquirenti si sarebbero succeduti Armando Pulvirenti e Francesco Sansone, destinatari della misura di custodia cautelare del Gip dopo l’udienza di convalida che si è svolta sabato scorso.

In questi mesi di vuoto di potere, il gruppo ha cercato di ricompattarsi. Ma le perdite, anche di soldati, si sono ripetute. Non è servito nemmeno a Vincenzo Dato, Enzo Pirigno, nascondersi a Rieti. I carabinieri lo hanno accerchiato e arrestato pochi mesi fa.

 


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