17 Dicembre 2018, 17:21
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PALERMO – La partita delle primarie regionali (mai giocata) è ormai persa e adesso “bisogna vincere la sfida del congresso nazionale”. Teresa Piccione agguanta il microfono davanti ai suoi sostenitori riuniti all’istituto Gramsci e va subito al dunque: “Dobbiamo lottare per rimettere in piedi il partito. Al congresso nazionale si gioca la grande partita del ritrovamento della nostra identità e della nostra storia”. Il fronte che aveva sostenuto l’ex deputata alla Camera ora mette in campo il piano B e punta al bersaglio grosso: la vittoria di Nicola Zingaretti nella corsa alla segreteria nazionale che potrebbe intaccare anche la nascente segreteria siciliana di Davide Faraone, proclamato alla guida del partito “senza il voto degli iscritti nè quello degli elettori”, evidenzia Piccione.
“Checchè ne dica Faraone, il Partito democratico non è un contenitore né una lista costruita per morire all’indomani di una sconfitta o per essere celebrata dopo una grande vittoria – prosegue Piccione -. Il partito è una comunità. Cosa resta da fare? Una grande resistenza”. la mente torna alla decisione della commissione nazionale per il congresso, a maggioranza renziana, che confermando il rinvio del voto nei circoli ha “violato il diritto degli iscritti a esprimersi”. In questa situazione “il ritiro della mia candidatura – ancora Piccione – era l’unica scelta possibile” perchè “sopportare queste irregolarità una dopo l’altra non era possibile”.
All’incontro partecipano anche il capogruppo del Pd all’Ars, Giuseppe Lupo, e il collega a Sala d’Ercole Antonello Cracolici, oltra al sindaco di Pollina ed ex parlamentare Magda Culotta. CI sono anche gli ex deputati nazionali Tonino Russo e Franco Piro, oltre all’ex segretario di Palermo Ninni Terminelli e al candidato sindaco del Pd alle ultime Amministrative di Bagheria Daniele Vella: “Ho sostenuto la scelta di Teresa di ritirare la candidatura – le parole di Lupo -, al punto in cui eravamo giunti era la cosa da fare. Adesso bisogna vincere il 3 marzo, la gran parte delle speranze del Pd risiedono nella vittoria di Zingaretti”. E su Faraone e l’idea di una intesa tra i moderati da contrapporre a Lega e M5s: “Il suo progetto è stato bocciato ieri dallo stesso Miccichè (il leader del Forza Italia in Sicilia, ndr). Non è una strada percorribile, piuttosto rilanciamo il centrosinistra”. Ancora più duro Cracolici: “Quello che si è verificato in questi giorni è uno scontro non sanabile – le parole dell’ex assessore regionale -. La proposta politica rappresentata dal volto di Faraone è quella che ha disastrato il centrosinistra, politicamente ed elettoralmente. Ci accusano di volere rifare il Pci? Fuffa propagandistica, noi siamo figli della cultura di centrosinistra e dell’Ulivo. Il Pd che vuole Faraone è già stato sconfitto dagli elettori”. Secondo Cracolici “il respiro politico dell’operazione di Faraone non esiste. Sono destinati a scomparire – ha concluso il deputato regionale dem -, sonod estinati a scomparire e l’accelerazione di questo processo – rivolgendosi ai presenti all’Istituto Gramsci – dipende da noi”.
*Aggiornamento ore 21
“Antonello Cracolici e Peppino Lupo a nome delle 27 persone presenti al Gramsci, come si desume dalle foto di uno dei relatori, dichiarano che scompariremo. No comment… è sufficiente la foto”. Lo sostengono i Partigiani Dem, gruppo politico guidato da Antonio Rubino, designato da Davide Faraone vicesegretario del Pd siciliano.
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17 Dicembre 2018, 17:21