Piccola guida pratica | alla Rivoluzione Russa

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05 Dicembre 2010, 00:11

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Varcando la soglia di un qualsiasi ospedale siciliano, il pensiero corre contemporaneamente alla morte e all’assessore Massimo Russo. E non c’è correlazione alcuna, beninteso. E’ che la prima è  compagna della naturale ipocondria di coloro che passano per la cruna stretta di una corsia. Non sono forse gli ospedali siciliani – e da più generazioni – luoghi in cui si entra sani per uscirne malati? Il secondo è il padrone di casa pro tempore, l’albergatore che ha permesso ai pazienti isolani di migliorare la qualità degli hotel della Sanità. Un cronista che scrive dell’argomento e ha bisogno di un ospedale  si sente benedetto da un privilegio di cui farebbe volentieri a meno. Si confronta con la paura del camice bianco, della flebo e della spirometria, ma può  raccontare per esperienza diretta la Rivoluzione  Russa. Al sottoscritto è capitato un ricovero per controlli incrociati. Una goduria giornalistica. E pazienza per il pensiero della morte, eco di sottofondo del malato  più o meno immaginario che, in questo caso, si è sottoposto a un coacervo di “approfondimenti” tra Pneumologia ed Endocrinologia del “Cervello”, con sede nel secondo reparto citato. La narrazione procede a capitoli, come una piccola guida, lettera per  lettera.

Attenti alle pantofole
Mai portare pantofole troppo grandi in ospedale. Sono un impedimento. Quando sali le scale o quando le scendi per spostarti da qui a là, scappano. E si rischia l’incidente frontale con la barella nella direzione opposta. Nell’ascesa impacciano il piede e hai l’impressione di scalare l’Everest con le infradito. In discesa velocizzano la falcata. Ti trovi, di botto, dentro uno slalom gigante.

Buone le patate
Al  “Cervello” si mangia male. De gustibus, ovviamente.  I primi sono mediocri. Gli ultimi sono scarsi.  Le patate lesse? Un crimine contro l’umanità, secondo il personalissimo giudizio di chi scrive. Per esempio, un co-degente le apprezzava moltissimo e ripeteva spesso: “Buone le patate”. A occhio e croce – data la magrezza – era stato in campo di concentramento fino al giorno precedente.

Campanelli da suonare
Incredibile! Se suoni il campanello, di notte, arriva un infermiere in tempi quasi umani. E’ una  situazione in controtendenza. Gli infermieri siculi sono simpatici, meno distaccati e più originali dei colleghi del Nord che trattano tutti con la stessa formale e professionale freddezza. La mettono sul personale. Si arrabbiano nei corridoi. Parlano di questo e di quello ad alta voce. Li senti al risveglio e pensi: sono ancora a Palermo. Un otto alla caposala di Endocrinologia per efficienza e sorveglianza.

Dottori
Dottori cortesi e disponibili tra Pneumologia ed Endocrinologia. Avendo soprattutto frequentato i camici bianchi della prima è lecito azzardare il giudizio: la Pneumologia dell’Ospedale Cervello è una pepita d’oro, pure ad Endocrinologia si incontrano bravissimi medici. Ma perché quel dottore ha raccontato a una signora delle gravi condizioni del padre, in corridoio, davanti a tutti, lasciandola poi sola con le sue lacrime? Quando si deve dire a qualcuno dell’imminente morte di una persona cara, è meglio una convocazione privata. Le stanze non mancano. E, dopotutto, non siamo tra criceti.

Esami
Probabilmente è il sistema che non va. Si ha l’impressione che gli esami clinici potrebbero viaggiare con un ritmo più veloce. Un solo prelievo il primo giorno è forse troppo poco.

Felicità
E’ la sensazione acuta che provi quando ti dicono che stai per andare via. E non c’entra la qualità dei servizi, è la voglia di riprenderti la vita. Una gioia adolescente, da ultima campanella nell’ultimo giorno di scuola.

Gaber
“Ma in ospedale dove la perdita è totale dove lo schifo che devi superare è quello di aiutare un uomo a vomitare. Dove non c’è più nessuna inibizione dal vomito al sudore, alla defecazione e allora salti il piano se lo sai saltare e  entri in un altro reparto dell’amore”. (Gildo – Giorgio Gaber)

Hotel
Qualcuno viene sempre a trovare il giornalista, per raccontargli un retroscena. Una voce: “Non farti ingannare dall’aspetto di Endocrinologia che sembra un hotel, hanno ristrutturato di recente. Il resto dell’ospedale è uno sfacelo”.

Infermieri
A completamento della nota precedente, grazie all’infermiere senza capelli per la sua gentilezza.

Linguine con le carote
L’unico piatto discretuccio, a parere di chi scrive, insieme al prosciutto cotto.

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Morte
Capita che il tuo vicino di letto sia un moribondo. Un vecchietto simpatico assistito da figlia e moglie ogni giorno e ogni notte. Lui dorme o urla. Loro stanno su una minuscola sedia e lo sorvegliano senza posa. Sono disperate. Ti accade di parlare con persone che non conosci, magari le abbracci pure. L’ospedale è la frontiera avanzata di una umanità migliore.

Notte
E’ la cosa più difficile da attraversare.

Ostensione
L’ospedale è il posto dell’ostensione del corpo sia esso molto, poco disponibile, o del tutto indisponibile. Familiarizzi con feci, cateteri e sangue. E se riesci a tollerarlo, hai saltato il piano, alla maniera di Gaber.

Polisonnografia
Ti appiccicano una maschera per aiutarti a dormire meglio. Il problema è al mattino, quando ti svegli, non ricordi granché e ti chiedi: perché mi hanno messo la museruola?

Qualità
Complessivamente tra il sufficiente e il discreto.

Rumore
Tra carrelli sfrigolanti e grida belluine, c’è troppo rumore. Perché ai parenti dei degenti sono consentite telefonate che somigliano per decibel alle telecronache di Giampiero Galeazzi ai bei tempi dei fratelloni Abbagnale?

Sanità
Com’è la Sanità siciliana vista nel suo microcosmo? Quasi tutti si lamentano. L’assessore ha promesso che cambierà il sistema. Il valore di una vicenda non è assoluto, ma chi scrive è stato in un reparto migliore di come l’immaginava. Tutta fortuna?

Tu u culuri c’ha taliari
Presumibilmente, dal colore, il tortino del pranzo era di spinaci.

Urla
E’ complicato dormire con un uomo che urla di dolore nella tua stessa stanza. A Belluno non si tollera. A Palermo, i compagni di ricovero chiudono un occhio e sopportano. E’ un segno di civiltà.

Volare
E’ il verbo usato da tanti per raccontare il suicidio di Mario Monicelli in un ospedale. Nei reparti ci sono tanti vecchietti che non vogliono volare. Preferiscono trascinare i piedi gonfi per impervi sentieri che conducono tutti all’amore per la vita.

Zio Cardellino (di Luciano De Crescenzo)
E’ il prossimo libro da regalare alla dottoressa gentile, di nome Alessandra. Il primo regalo è stato un libro di Richard Bach che narrava di ali variopinte, viaggi e incontri. I medici hanno bisogno di sognare un volo vero, per riprendere fiato.

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05 Dicembre 2010, 00:11

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