09 Gennaio 2018, 19:43
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PALERMO – Sono piccoli bed and breakfast, gestiti da famiglie con una o due stanze libere che decidono di affittare ai turisti per integrare il bilancio familiare e conoscere qualche viaggiatore. Ma per un regolamento comunale sono uguali a un albergo, e devono pagare la tassa sui rifiuti come se fossero una grossa struttura ricettiva. È il caso sollevato da un’associazione palermitana di proprietari di B&B che chiedono al Comune un cambiamento delle regole sulla Tari.
“Il turismo ormai preferisce le strutture familiari, perché si entra in contatto con il territorio e consente il contenimento dei costi”: a parlare è Boris La Corte, presidente dell’associazione Sicilia Social Rooms che riunisce alcuni gestori di bed and breakfast palermitani. “Di fatto le strutture extralberghiere sono la spina dorsale del sistema di ricezione. A Palermo si dice di voler puntare sul turismo, ma questa scommessa passa anche dalla difesa di chi consente la ricezione e l’ospitalità turistica”. Un’attenzione che per l’associazione presieduta da La Corte manca: “Il regolamento Tari del comune di Palermo considera le nostre strutture come alberghi senza ristorante. Ma per la legge regionale che regola i bed and breakfast le strutture extralberghiere fino a cinque stanze in cui hanno residenza i titolari sono da considerare abitazioni private”.
Una differenza non da poco, dato che la tariffa Tari riservata agli alberghi è quasi il triplo di quella che pagano le abitazioni private. Per questo i soci dell’associazione Sicilia Social Rooms hanno presentato diversi ricorsi contro il regolamento Tari e hanno esposto il problema alla Commissione affari generali del Comune. “Chiediamo che nel regolamento Tari le piccole strutture extralberghiere non vengano più equiparate ad alberghi senza ristoranti. Questo perché non è giusto tartassare gli operatori del turismo in un periodo in cui si dice di voler puntare proprio sulle risorse turistiche”.
“Occorre intervenire immediatamente sul nuovo regolamento Tari, che al momento è oggetto di discussione proprio in Commissione affari generali”: Sabrina Figuccia, consigliere comunale Udc e membro della Commissione, annuncia la convocazione dell’assessore al Bilancio Antonio Gentile per discutere della questione. “Rischiamo da un lato un possibile danno erariale qualora il Comune perdesse questi ricorsi – continua Figuccia – e dall’altro un concreto danno all’economia dell’intero indotto, che proprio nell’anno in cui Palermo è Capitale della cultura sarebbe davvero paradossale”.
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09 Gennaio 2018, 19:43