22 Febbraio 2017, 15:06
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E fu così che ieri a Palermo, un comico-regista accompagnò, ben a favore di telecamera, una delegazione di disabili nell’occupazione di Palazzo d’Orleans. E sempre a favore di camera si produsse in un cinematografico cazziatone all’indirizzo del presidente della Regione, nell’esercizio delle sue funzioni e nella sua sede istituzionale.
Una vicenda quasi surreale, che racconta dell’abdicazione della politica e di quelli che un tempo si chiamavano i corpi intermedi a favore della società dello spettacolo. Una battaglia sacrosanta, una questione di civiltà, come quella per reclamare l’assistenza ai disabili gravi, si affida al coupe de theatre della superstar che sposandone la causa s’improvvisa masaniello, e tutto ciò è possibile perché altri che avrebbero dovuto e potuto intestarsi quella battaglia sono spariti da un pezzo o comunque non riescono più a farsi sentire.
La politica, in primis. Dov’era la sinistra? Dov’era quella cultura politica che per sua natura dovrebbe intestarsi una battaglia per gli ultimi, i fragili per antonomasia, quei cittadini per i quali anche lavarsi o espletare i bisogni fisiologici richiede un’assistenza? A piazza Indipendenza non c’erano, c’era Pif. Dov’era l’opposizione di Crocetta? I tanti che da anni accusano questo presidente e i suoi governi di inadeguatezza non c’erano a Piazza Indipendenza, c’era Pif. Dov’erano i sindacati, che pure si sono battuti su questo fronte? Dov’erano i sindaci con fascia tricolore e gonfalone? E la famosa società civile, quel corpaccione di cui si vagheggiava in tempi andati? Se c’era, aveva solo la faccia di Pif.
Sta lì forse l’essenza di quanto visto ieri a Palermo. Nel prendere atto della debolezza di quei corpi intermedi che erano un tempo i pilastri su cui si reggeva l’impalcatura della convivenza civile. Perché, alla fine, chi è Crocetta lo sapevamo già senza bisogno di assistere allo spettacolo di ieri. E che l’ex assessore Micciché sia un gaffeur lo abbiamo scoperto. Ma questi sono dettagli di fronte all’enormità del messaggio che ci consegna il grande happening mediatico in cui s’è trasformata la protesta di ieri. Che sta nell’abdicazione della politica e dei corpi di rappresentanza a favore della società dello showbiz, che ha le sue ben codificate leggi, fatte di passerelle, di spettacolarizzazione, di slogan più o meno populisti, di aggressioni verbali tra grida rabbiose e improperi da baruffa di piazza. Ma piaccia o meno, sembra essere questo l’unico linguaggio ancora in grado di smuovere le acque, visto anche che della mancata assistenza ai disabili i giornali siciliani, inclusa questa testata, avevano scritto e riscritto in queste settimane nel disinteresse cinico della sopra citata politica.
Tutti, istituzioni in testa, sembrano avere abdicato impotenti a favore della trasformazione della vita democratica in un una sorta di reality show. In cui cambia il capocomico, Grillo a Roma coi tassisti, Pif a Palermo per la certamente più nobile causa dei disabili, ma il copione è simile. E si fonda sullo scavalcare i luoghi che dovrebbero essere deputati alla soluzione dei problemi e che invece si sono trasformati in pantani immobili e inutili, capaci solo di produrre stallo, come si registra ancora una volta all’Ars alle prese con il bilancio in questi giorni.
Ma purtroppo, non è in un salottino televisivo, seppure improvvisato a Palazzo d’Orleans, che si risolverà questa incredibile e vergognosa vicenda. Il luogo per farlo restano le istituzioni. Che si decidano a battere un colpo prima di essere definitivamente sostituite – al termine di questo penoso tramonto – dal grande reality show televisivo.
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22 Febbraio 2017, 15:06