Pippo Ciuro: “Ecco come andò | con Ingroia, Travaglio e Aiello”

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12 Aprile 2010, 12:07

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Michele Aiello

“La verità è che volevano fottere Ingroia e Caselli e io sono l’anello più piccolo di tutti di questo marchingegno. Quando succede un casino del genere, e tu vieni messo all’angolo, prendi solo cazzotti”. A fare queste dichiarazioni è Pippo Ciuro, maresciallo della Finanza arrestato il 4 novembre 2003 per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente in fase di giudizio, rompendo il silenzio che solitamente lo contraddistingue e parlando a tutto campo dei rapporti tra mafia e magistratura. Lo scrive il quotidiano Libero che riporta una conversazione di Ciuro in un sabato pomeriggio palermitano col giornalista Filippo Facci. Una chiacchierata in cui il maresciallo si sofferma sulle frequentazioni con Marco Travaglio, il pm Antonio Ingroia e soprattutto Michele Aiello, prestanome di Bernardo Provenzano nonché re della sanità siciliana, per lungo periodo con la clinica Santa Teresa a Bagheria.

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Pippo Ciuro, una vita tra gli uffici del Palazzo di Giustizia di Palermo, sostiene che le accuse di associazione mafiosa contro lui siano un grave errore giudiziario, profondamente convinto che alle lunghe ne uscirà fuori.  Accusato di aver passato notizie e informazioni inerenti alle indagini a Michele Aiello, l’ex maresciallo della Finanza difende il suo operato, aprendo scenari interessanti sui rapporti tra magistratura ed Aiello: “Sino a quando è successo quello che è successo, Aiello era uno che i signori magistrati ci sono andati a cena, si sono fatti costruire le case, e quando aveva bisogno lui correvano. Ma non solo loro”. Ciuro racconta come gli sembri poco plausibile la teoria per la quale nessuno dei magistrati e avvocati sapesse del legame che univa Michele Aiello e Bernando Provenzano; su questo aspetto, poco approfondito e mai sviscerato fino in fondo, avrebbe molto da dire. La sua verità la affiderebbe volentieri ad Annozero e a Marco Travaglio, quel Travaglio con cui ha condiviso vacanze siciliane tra il 2001 e il 2002. Su questo punto Ciuro tiene a puntualizzare: “Lui è venuto invitato da me, a pranzo o a cena, ma al Golden Hill a Trabia in vacanza ci è venuto l’anno dopo, una decina di giorni in cui ci saremo visti in tutto tre volte, anche perché la mattina io  andavo a lavorare regolarmente come Ingroia, che era lì. Certo, eravamo tutti nello stesso residence e poi magari la sera ci vedevamo”. Ciuro poi aggiunge sul suo caso giudiziario ancora in corso: “La mia salvezza è che da Aiello non ho preso mai una lira… Appena sento Marco glielo voglio dire: la vogliamo organizzare una bella trasmissione? Se io esplodo ne ho per tutti, altro che bomba atomica”.

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12 Aprile 2010, 12:07

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