20 Luglio 2012, 19:05
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Appena trascorso il giorno della commemorazione del ventennale della strage di via D’Amelio, restano ancora nell’aria riflessioni e domande. La Mafia e l’Antimafia, la carneficina e la lotta, tornano alla ribalta nei discorsi dei palermitani, dei siciliani, degli italiani. Ma come dice giustamente il magistrato Antonio Ingroia nella prefazione de “Il sopravvissuto”, parlare di questi argomenti raccontando le vite dei boss o degli eroi che li hanno combattuti può essere spesso controproducente, inducendo a una mitizzazione/identificazione nel primo caso, e a una santificazione/cristallizzazione nel secondo. Esiste allora un modo migliore per conservare la memoria e risvegliare le coscienze, ed è proprio questo il sentiero battuto dal volume scritto da Pippo Giordano con Andrea Cottone (Castelvecchi Editore, pagg. 192, euro 14.70).
Con la collaborazione di Cottone, giornalista di LiveSicilia ed S e già autore di volumi di inchiesta per Novantacento, Giordano racconta la sua vita da “sopravvissuto”, con uno stile semplice e diretto, ripercorrendo gli anni di lotta in prima linea insieme con i tanti nomi che hanno scritto la storia dell’Antimafia e che per il loro impegno hanno pagato con la vita. A cavallo tra due mondi, Giordano, cresciuto in ambienti vicini alla mafia, avvezzo al linguaggio di Cosa nostra e poliziotto per scelta e vocazione, ha vissuto fianco a fianco con Borsellino, Cassarà, Falcone, Montana nei momenti più duri e sanguinosi degli ultimi trent’anni di cronaca, che racconta portandosi dentro il senso di colpa di essere l’ultimo sopravvissuto di quella mattanza. Al lettore non regala risposte, ancora troppo spesso sommerse da una zona d’ombra. Regala una visione umana di questi eventi, e, da testimone privilegiato quale è stato, fa dono di un importante lascito di memorie, fondamentali per dare al Paese un’opportunità di ricostruirsi.
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20 Luglio 2012, 19:05