05 Maggio 2018, 08:35
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CATANIA – Il killer lo ha inseguito da via La Marmora e poi lo ha freddato in via Lazio prima che potesse rifugiarsi in una bottega di San Berillo Nuovo. È stato ucciso il 2 agosto 1987 Gaetano Salici. Aveva 25 anni. Un delitto rimasto irrisolto per oltre trent’anni che ha trovato nuova linfa investigativa dalle rivelazioni di Concetto Bonaccorsi, il padrino dei Cappello Bonaccorsi che la scorsa estate ha scelto di collaborare con la giustizia. Un ultimo pezzo del puzzle che ha portato la Squadra Mobile di Catania ad individuare la presunta mano assassina. Rosario Pitarà, boss dei Cursoti Milanesi, è finito in manette.
Gaetano Salici non sarebbe stato un criminale di peso nello scacchiere della mafia degli anni ’80. Quando ogni giorno si contavano morti ammazzati sulle strade di Catania. Un periodo in cui ad ogni sgarro, o presunto tale, si rispondeva con le pallottole. E così avrebbe fatto Rosario Pitarà: il boss sarebbe stato convinto del coinvolgimento di Salici nell’agguato (poi fallito) ai suoi danni organizzato dal clan Santapaola. Tano avrebbe parlato troppo: l’esponente dei Cursoti Milanesi lo avrebbe saputo addirittura dal fratello stesso della vittima.
L’omicidio è avvenuto a San Berillo Nuovo, storico quartiere diviso tra il potere dei Cursoti Milanesi e dei Cappello. Via La Marmora è a pochi passi da Corso Indipendenza. Pitarà armato di pistola lo ha inseguito a piedi, Gaetano Salici sentendosi braccato e spacciato ha iniziato a correre ma le pallottole lo hanno raggiunto prima di qualsiasi riparo. Ed è caduto sull’asfalto fino all’arrivo della volante della Polizia. Per scappare il killer avrebbe usato un’auto e grazie alla complicità di Giovanbattista Guglielmino sarebbe riuscito a far perdere le sue tracce. Guglielmino invece è stato beccato dalla polizia poco dopo l’agguato di via Lazio. Gli agenti hanno visto del fumo ed hanno pizzicato l’uomo mentre bruciava la macchina che era stata indicata da alcuni testimoni come quella con cui erano fuggiti i sicari. Giovanbattista Guglielmino è stato arrestato e nel 1991 è stato condannato a 16 anni per concorso in omicidio.
Le indagini della Squadra Mobile avevano già sollevato alcuni sospetti su Rosario Pitarà. Di un suo coinvolgimento ne aveva già parlato anche un altro collaboratore di giustizia, Roberto Testa, storico esponente dei Cappello e uomo molto vicino a Giovanni Colombrita, il boss che abita proprio a San Berillo Nuovo. A indicare “Saretto u furastieri” come il killer di Sicali è anche il pentito, ex ‘milanese’, Franco Russo. All’inchiesta della Squadra Mobile di Catania mancava, per essere chiusa, solo un ultimo riscontro. Che è arrivato con le parole di Concetto Bonaccorsi. I poliziotti guidati da Antonio Salvago hanno redatto l’informativa, la Procura ha chiesto l’arresto e il Gip lo ha accolto.
Rosario Pitarà è tornato dietro le sbarre dopo meno di un anno. Il boss dei Cursoti Milanesi, dallo scorso agosto, aveva lasciato il carcere ed era tornato tra le strade di San Berillo Nuovo. La sua scarcerazione ha avuto effetti negli equilibri mafiosi del quartiere. Ora c’è un boss in meno in giro a Catania.
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05 Maggio 2018, 08:35