“Più buio di mezzanotte”| L’Elefantino al regista catanese

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01 Luglio 2014, 14:27

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CATANIA – “Non siamo qui per dare un premio cinematografico, faremo pascolo abusivo nel campo altrui”. Esordisce con una battuta il sindaco Enzo Bianco, stamane, durante la consegna dell’elefantino simbolo della città a Sebastiano Riso. Un riconoscimento ottenuto per la regia del film Più buio di mezzanotte, girato interamente a Catania e ispirato all’adolescenza di Davide Cordova, oggi star del locale “Muccassassina” di Roma. Una pellicola che tratta, senza mediazioni o infingimenti, del mondo della prostituzione e dell’omosessualità. “Certo – aggiunge il primo cittadino – quando Sebastiano Riso è andato a Cannes ed è stato accolto dalla stampa di tutto il mondo con giudizi lusinghieri, per noi è stato un grande motivo di orgoglio”.

Ma sono altre le motivazioni del prestigioso riconoscimento: “Lui – ha spiegato Bianco – è animato da una grandissima passione civile. Questo Elefantino è per ricordargli il legame profondo che ha con questa città. Le vicende dai lui raccontate potevano essere girate in qualsiasi altra location. Lui invece ha scelto Catania. E di questo lo ringraziamo. Ma l’intensità del suo racconto, interpella anche l’espressività del nostro territorio, con tutte le sue passioni e contraddizioni”.

“E’ un film d’avventura”. Così Sebastiano Riso sintetizza a LiveSicilia la carica espressiva di Più buio di mezzanotte. “E come tutti i film d’avventura – continua – inizia con una fuga. Ci siamo ispirati ad una storia vera. La vita di Davide è caratterizzata da momenti di grande vitalità ma anche di discesa agli inferi. Lui è costretto a vivere in strada. Insomma, chi ha uno stile di vita non convenzionale, ieri come oggi, paga un prezzo carissimo, che è il non riconoscimento sociale. Poco è cambiato rispetto a trent’anni fa”.

San Berillo è la location principe del film. Un quartier simbolo che in trasparenza diviene il co-protagonista della vicenda narrata. Parte del cast, vive giornalmente – e davvero – quel sipario. Un tocco di realismo che non può non sfuggire: “Ci siamo trovati molto bene – racconta Riso – con gli abitanti di San Berillo. Le ragazze del quartiere sono state molto facili da entusiasmare, dando al film un contributo importantissimo. Quello è uno dei cuori pulsanti della città. Lì c’è una vitalità e un’autenticità rarissima”. Dalla finzione alla realtà, e viceversa, quindi. Più buio di mezzanotte mette a frutto in chiave narrativa la drammaticità propria del capoluogo etneo: “Catania – spiega il regista – è una città duale. Questa è la sua forza. Sa essere luminosa, solare, ma allo stesso tempo nera, e non solo per la pietra lavica. Quello che abbiamo tentato di fare nel film è raccontarne le viscere”.

 

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01 Luglio 2014, 14:27

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