23 Agosto 2017, 07:40
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PALERMO – Pizza, polli, pane con la milza, panelle e crocchè. Tutto sotto il marchio di Cosa nostra. I boss vivono con gli incassi attività commerciali aperte in giro per la città. Come quelle riconducibili a Giovanni Bosco, boss di Passo di Rigano.
Sono in carcere da anni, ma le indagini patrimoniali non si fermano. I finanzieri della Polizia tributaria guidati dal colonnello Francesco Mazzotta seguono le tracce dei soldi, studiano i bilanci familiari, scovano i prestanome e sequestrano patrimoni per un milione e seicento mila euro. Da qui la richiesta di sequestro da parte della Procura della Repubblica diretta da Francesco Lo Voi.
I provvedimenti della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo presieduta da Raffaele Malizia colpiscono soggetti che si sono ritagliati un posto di rilievo nelle cronache giudiziarie del recente passato. Bosco fu arrestato nel 2011. Faceva parte dei perdenti della guerra di mafia degli anni Ottanta, costretti all’esilio negli Usa dai corleonesi di Totò Riina. Gli scappati, però, sono via via tornati. Bosco, parente di Salvatore Inzerillo, boss ucciso nell’81, guidava il clan di Passo di Rigano. C’era pure lui al summit mafioso di Villa Pensabene nel febbraio 2011 in cui furono decise le strategie della nuova mafia.
Giulio Caporrimo, reggente di san Lorenzo, convocò i pezzi grossi della mafia di allora. Tra cui, oltre a Bosco, anche Cesare Lupo di Brancaccio, Nino Sacco di Ciaculli, Salvatore Seidita della Noce e Peppuccio Calascibetta, capomandamento di Santa Maria di Gesù che sarebbe stato assassinato pochi mesi dopo.
A Bosco sono stati sequestrati, tra gli altri beni, la polleria “Royal” e la friggitoria “a Quarara” (entrambe le attività si trovano nella piazza di Boccadifalco e sono gestite dal figlio di Bosco). Sotto sequestro anche il deposito di bibite “The big drink” di Girolamo Celesia, affiliato al clan di Brancaccio e condannato nel 2015, un villino a Campofelice di Roccella di proprietà di Giovanni Vaccaro, legato al capomafia Giuseppe Guttadauro, e un terreno riconducibile a Pietro Mansueto, prestanome del padrino di San Lorenzo, Salvatore Lo Piccolo. Le attività commerciali proseguono il lavoro in amministrazione giudiziaria.
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23 Agosto 2017, 07:40