Pizzo a due costruttori| Processo da rifare

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15 Dicembre 2016, 18:41

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PALERMO – È stato l’unico condannato, ma ora la Cassazione annulla la sentenza con rinvio. Si dovrà celebrare un nuovo processo d’appello nei confronti di Domenico Lo Iacono.

Erano precedentemente cadute le accuse di estorsione per Francesco Franconfonti, Tommaso Lo Presti e Giovan Battista Marino. Le denunce delle vittime, i costruttori Sanfratello, non bastarono per condannarli.

Sul processo si era pronunciata la Suprema Corte a sezioni unite che aveva annullato con rinvio le condanne inflitte ai tre presunti estorsori della famiglia mafiosa di Palermo-centro, di cui Lo Presti sarebbe stato anche il reggente. Uno dei Sanfratello inizialmente aveva negato di avere cercato una mediazione per non pagare il pizzo. Lo ammise solo alla fine del processo. Ecco perché era stato necessario l’intervento delle Sezioni Unite che aveva detto di valutare l’utilizzabilità o meno delle sue dichiarazioni.

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Il processo ruotava attorno all’estorsione subita per dieci anni – dal 2000 al 2010 – per un totale di 90 milioni di vecchie lire dai costruttori, le cui dichiarazioni, però, alla luce della decisione della Suprema Corte, non erano state considerate riscontrate da altri elementi, tenuto conto che degli imputati non parlavano i collaboratori di giustizia Maurizio Spataro e Antonino Nuccio né i loro nomi emergevano dai pizzini.

Franconfonti, Lo Presti e Marino furono assolti in secondo grado con una sentenza che ribaltò il verdetto del Tribunale. Sorte inversa toccò a Lo Iacono, ma ora i giudici hanno accolto il ricorso degli avvocati Antonio Turrisi e Raffaele Bonsignore. Il processo è da rifare.

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15 Dicembre 2016, 18:41

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