06 Febbraio 2020, 19:57
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ENNA – Il tribunale di Enna, presidente Francesco Paolo Pitarresi, ha condannato a 15 anni e 4 mesi di carcere Salvatore La Delia, 69 anni, esponente del clan di Cosa nostra che, insieme a un gruppo di appartenenti alla cosca di Santapaola-Ercolano e dei Cappello-Bonaccorsi, imponeva il pizzo a un imprenditore ennese che effettuava lavori di posa della fibra ottica nelle province di Catania e Siracusa e in alcuni quartieri della città etnea. Il gruppo era stato sgominato da una operazione della Polizia coordinata dalla Dda di Caltanissetta, denominata “Capolinea”, nel marzo del 2018. Insieme a La Delia il tribunale (Pm Roberto Condorelli della Dda nissena), ha condannato con rito abbreviato condizionato Eduardo Mazza, di Enna, 48 anni, alla pena di 6 anni e otto mesi di reclusione e 4 mila euro di multa; Antonio Salvatore Medda, 46 anni, nato a Enna ma residente a Catania, a 6 anni di reclusione e 4 mila euro di multa; Filippo Scalogna, ritenuto personaggio di spicco di Cosa nostra etnea, a 8 anni di reclusione e 2000 euro di multa. Tutti e 4 sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici mentre La Delia, al termine della reclusione, dovrà poi scontare tre anni di libertà vigilata. La sentenza ha escluso l’aggravante dell’associazione mafiosa, mentre per gli altri 3 indagati, arrestati sempre nel marzo del 2018, Giuseppe Calogero Balsamo, 60 anni, di Catania, Angelo Tomaselli, 54 anni, di Catania, Antonio Privitelli, 36 anni, di Caltagirone, è in corso il processo con rito ordinario. Il sistema era quello della “messa a posto”. I condannati chiedevano il pizzo agli imprenditori e garantivano che nei cantieri non ci fossero furti. Le somme da corrispondere andavano dai 600 euro mensili agli 8 mila una tantum.
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06 Febbraio 2020, 19:57