18 Giugno 2010, 07:50
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L’odierna operazione antimafia condotta dai carabinieri a Palermo ha consentito, attraverso numerose conversazioni intercettate e le riprese di incontri tra gli affiliati, di documentare un significativo ”spaccato” della vita quotidiana del capo di una famiglia mafiosa impegnato nella gestione di estorsioni e droga. I boss si preoccupavano anche di sostenere economicamente le famiglie dei detenuti e di trovare i soldi per le spese legali. Il controllo della vita del quartiere comprendeva perfino l’interessamento per l’assegnazione di case popolari. Ma sotto pressione erano soprattutto le attività imprenditoriali. La cosca aveva rivolto la sua attenzione in particolare su un appalto di 5 milioni di euro all’interno dell’area portuale di Palermo. La mafia chiedeva il 3 per cento della commessa, cioè 150 mila euro. Il soldi ricavati dall’imposizione del ”pizzo” a numerosi titolari di imprese edili e commercianti, tra cui i titolari della pizzeria ”Bellini” nel centro di Palermo, venivano reinvestiti nel traffico di cocaina e hashish. Accertato tra l’altro l’acquisto di dieci chili di cocaina. La droga era destinata al mercato siciliano dove veniva distribuita attraverso una rete di spacciatori. Ricostruito infine il sistema di relazioni tra la cosca di Porta Nuova e i boss dei mandamenti di Pagliarelli, resuttana e Santa Maria del Gesù. Alle indagini hanno dato un importante contributo anche quattro collaboratori di giustizia.
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18 Giugno 2010, 07:50