22 Agosto 2017, 06:05
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PALERMO – Il costruttore aspettava i soldi della banca per pagare il pizzo. È uno dei retroscena del clan di Brancaccio decimato dall’ultimo blitz della Squadra mobile e della Polizia tributaria.
In un vicolo nella zona di corso dei Mille stavano costruendo una palazzina. E gli uomini del pizzo si fecero avanti. Era già avvenuto in un cantiere vicino. “Nell’altro lavoro in questa che dici tu… questa l’hanno fatta loro questa palazzina, centodiecimila euro – raccontava salvatore Giordano, considerato uno degli uomini del racket a Brancaccio -… lo hanno ammazzato… infatti non voleva fare più niente quello…”.
L’imprenditore era stato contattato. Era disponibile a pagare ma chiedeva tempo: “Toto’… niente ancora non c’è niente qua… domani mattina vado in banca vediamo se l’hanno fatto già., va bene… perché già il tecnico è venuto a fare il sopralluogo… va bene ormai è questione di qualche giorno va bene., perché se hanno già fatto il sopralluogo e tutte cose vediamo domani… domani chiamo qua all’Unicredit qua a Palermo vediamo se loro già l’hanno fatto va bene?”.
Insomma, per pagare il pizzo il costruttore aspettava l’erogazione di una somma di denaro dalla banca. Pochi giorni dopo Giordano fu visto allontanarsi dal cantiere, tenendo la mano dentro dentro la tasca rigonfia dei pantaloni. Probabilmente aveva incassato il denaro. Gli agenti di una volante della polizia lo fermarono in via Cesare Bione. Addosso trenta banconote da 50 euro.
Le indagini sul pizzo non si sono mai fermate. L’imprenditore, come tanti altri, sarà presto messo di fronte alle intercettazioni. Gli investigatori sperano di ingrossare l’esiguo numero dei commercianti che finora hanno ammesso di avere subito le angherie del clan guidato, secondo l’accusa, da Pietro Tagliavia.
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22 Agosto 2017, 06:05