06 Luglio 2022, 18:42
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CATANIA. Non si fermano i roghi. Brucia, brucia tutto. E quello degli incendi di pneumatici nelle aree periferiche, non è un fenomeno da sottovalutare. Tutt’altro.
Uno degli ultimi in ordine di tempo è quello verificatosi nell’area della Zona Industriale, a poca distanza dal deposito dell’Amt SpA e della Base Militare di Maristaeli.
Si tratta della porzione di territorio dove ricade l’Ex Macello Comunale, da anni in abbandono e che attualmente risulta occupata abusivamente per una controversia che dura ormai da decenni: ma questa è un’altra storia.
Quella attualissima è, invece, che l’area – in epoca passata utilizzata dal Comune di Catania come luogo per la gestione di rifiuti urbani – si è trasformata in un territorio ad alto rischio ambientale.
Arrivandoci attraverso il percorso accessibile dalla XIII Strada – Stradale Primosole, ai bordi di una stradella in terra battuta, all’interno di una zona recintata e di proprietà del Comune di Catania, sono stati rinvenuti dalle Guardie Particolari Giurate dell’E.P.S. Sezione Provinciale di Catania 8 grossi cumuli di pneumatici di grosse dimensioni, provenienti da mezzi pesanti, che bruciavano sul suolo: un totale di circa 50 metri cubi di pneumatici usurati, che bruciavano in un’area di circa 300 metri quadrati, per mano di ignoti.
Dell’illecito penale è stata informata la Procura di Catania. Si presume, ma al momento sono supposizioni, che all’interno della particella, operi una vera e propria organizzazione volta al traffico illecito di rifiuti. Un vero e proprio commercio che si realizza attraverso il recupero presso alcune officine che non effettuano regolare smaltimento.
Il metodo è semplice quanto dannoso: pneumatici usati più volte, per i quali non è più possibile lo smaltimento senza costi aggiuntivi, sia per il cliente che per l’officina. E allora ecco che entrano in gioco i trasportatori abusivi che depositano i pneumatici sui luoghi, appiccano il fuoco e successivamente prelevano l’acciaio contenuto all’interno dei pneumatici, portandolo presso centri di recupero per trarne profitto.
Non solo l’illecito: ma anche il rischio di veder crescere una vera e propria bomba ecologica che va fermata prima che sia diventato troppo tardi.
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06 Luglio 2022, 18:42