Politica

Pnrr, la bomba ecologica: niente soldi per i fiumi di amianto

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08 Ottobre 2021, 06:03

5 min di lettura

Se non sono bombe, si tratta certamente di mine ecologiche a grappolo, oltre che tare produttive, sparse nelle campagne siciliane come coriandoli; in quegli stessi campi umiliati e offesi dalla mala gestione e dalla stroncatura dei progetti dei Consorzi di bonifica siciliani sui fondi del Pnrr per l’irrigazione. C’è amianto, e tanto, nelle condotte e in grosse fette della rete irrigua che porta l’acqua ai campi da fiumi e torrenti. I fiumi Dittaino – soprattutto – e Lentini Ogliastro saltano agli occhi di chi si avventuri nelle carte. Cemento e amianto, si legge nei progetti da quasi 64 milioni del Consorzio di bonifica 9 di Catania, sul fianco sinistro del fiume Dittaino e del Consorzio 10 di Siracusa. Qui si tratta di “dismissione delle terziarie” sul canale Q100 sul Lentini Ogliastro, per “soli” 4 milioni e 350 mila euro. Notabene: le cosiddette “condotte terziarie distributrici intercomiziali” sono l’ultimo tassello della rete irrigua, praticamente le ultime valvole di snodo che convogliano le acque ai fondi privati. “Sostituzione delle condotte esistenti”, dice invece il ben più possente progetto etneo, facendo intendere, con le somme in progetto, che sono tante. E ramificate. È un gratta-e-perdi, l’intrusione strato dopo strato fra le righe di una storia di burocrazia svagata e di lucro cessante, per la Sicilia e la sua agricoltura, che vale oggi quasi 423 milioni di opere urgenti, e cifre incalcolabili sul piano dl miglioramento di frutta e verdura made in Sicily. LEGGI ANCHE: Pnrr, errori e progetti: il dossier che accusa la Sicilia

La Sicilia a fondo perduto

Si scrive cemento e amianto per non dire Eternit, famigerato termine che, oltre a essere stato un marchio, fa scattare l’allarme per riflesso. Termine bandito dal vocabolario del legislatore e della società italiani, sotto la voce generica e tremendamente merceologica “amianto”, nel 1992, ancora qualche mese e saranno trent’anni. E termine che ritma pure l’eternità del mantra contenuto in certi progetti siciliani. Non è la prima volta, infatti, che l’intervento sul Dittaino è stato programmato e ha perso il treno. La gestione commissariale dell’ex Agensud, infatti, inseriva nella propria relazione pubblicata nell’aprile del 2015, nella trentina di progetti siciliani, proprio gli “Interventi di ripristino dello Schema irriguo in sinistra Dittaino mediante la sostituzione delle esistenti condotte in cemento amianto”. Stessa dicitura, come a spiegare ai siciliani che i progetti ci sono e sono tanti. Non arrivano a diventare fatti, spesso. Ologrammi che si ripresentano negli anni. E una situazione, quella dell’agricoltura siciliana, ben nota nelle sue criticità: è del 2002 lo studio sullo “Stato dell’irrigazione in Sicilia” elaborato dall’Istituto nazionale di economia agraria e oggi pubblicato in rete anche dal Sigrian, cioè il Sistema informativo nazionale per la gestione delle risorse idriche in agricoltura, il cui monitoraggio rientra fra i 23 criteri della piattaforma telematica Dania del Ministero delle Politiche agricole, il campo minato digitale del tonfo dei 31 progetti siciliani esclusi dal Pnrr.

Le occasioni sfumate

Nel covone dei progetti bocciati, ecco alcune delle opere svanite: nel Palermitano (Consorzio 2) in quattro mega progetti rispettivamente da 12, 10, 10,1 e 11,4 milioni di euro, sarebbe dovuta essere finalmente garantita la “utilizzazione integrale delle acque invasate nel serbatoio di Garcia sul fiume Belice sinistro” più la realizzazione della nuova rete irrigua. Sulla diga Garcia-Arancio, stavolta nell’Agrigentino (Consorzio 3), i 4,5 milioni richiesti avrebbero ottimizzato i sistemi di adduzione che portano l’acqua nelle campagne – cruciali per l’agroalimentare siciliano – di Castelvetrano, Menfi e Sciacca. Ancora, a Naro per allestire e attrezzare lo schema irriguo sono andati in fumo 37,5 milioni; e i 50 milioni abbondanti per la rete irrigua alimentata dall’invaso Gibbesi facente capo al Consorzio 5 di Gela. Gocce, fra le più grosse, di un lago scuro e grosso quasi 423 miliardi.

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I comuni esclusi dai progetti

Nei territori interessanti dai tubi all’amianto o anche solo dalla grande stangata subita dai loro coltivatori, le amministrazioni stanno a guardare e – assicurano sindaci e dirigenti – non certo per propria volontà. “Siamo stati esclusi da qualsiasi concertazione o strategia”, il coro. Enti attuatori sono infatti esclusivamente i Consorzi di bonifica. Saverio Bosco, sindaco di Lentini, le criticità del servizio idrico irriguo della sua zona – di capitale prestigio e importanza per la produzione di agrumi e non solo – le conosce bene: “Parliamo di migliaia di ettari coltivati – dice – e di agricoltori vessati da decenni dai problemi idrici. Sull’amianto che dire, se non che la sicurezza viene prima di qualsiasi altra considerazione e che la sostituzione delle parti in quel materiale devono inderogabilmente precedere qualsiasi altro intervento? Di certo noi non siamo mai stati coinvolti nella visione progettuale e nella interpretazione dei bisogni”. Sul flop progettuale, Bosco addita “fuori dalla polemica politica d’occasione, la grave carenza progettuale e la tardiva programmazione, con alcuni progetti persino neppure esecutivi. Un tremendo vulnus amministrativo, prima che tecnico”. Gaetano Mineo, dirigente dei Lavori pubblici del Comune di Agira – che condivide il corso del Dittaino con Assoro ed Enna – ribadisce il concetto: “La titolarità o anche solo la partecipazione dei Comuni non c’è mai stata. Mai coinvolti nel monitoraggio del fiume. Non conosciamo neppure i progetti nel dettaglio…”.

Scilla, incontro con Patuanelli

Intanto, l’assessore regionale all’Agricoltura Toni Scilla insiste sul “mancato accordo tra il Ministero e la Regione sui 23 parametri che ne hanno condizionato la valutazione e quindi determinato l’esclusione” e annuncia un confronto con il ministro Stefano Patuanelli. Dall’altra parte, la versione del Ministero, corroborata dall’esito valutativo della piattaforma. “Ho avuto un proficuo incontro in terza commissione Attività produttive oggi (ieri, ndr). È stato accertato il corretto inserimento dei progetti, quasi tutti esecutivi, sulla piattaforma. Ribadiamo il mancato accordo tra il Ministero e la Regione sui 23 parametri”. Scilla aggiunge: “È venuto meno un preventivo confronto per valutare le esigenze e le necessità specifiche delle nostre infrastrutture e, quindi, individuare criteri di valutazione più congrui alle nostre caratteristiche. Si tratta di parametri che vanno rivisti e resi meno stringenti per la Sicilia che ha le sue specificità. È proprio per trovare una possibile soluzione che mercoledì prossimo a Roma incontrerò il ministro Patuanelli”.

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