“Pochi commercianti chiedono aiuto”

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22 Dicembre 2011, 07:40

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Addiopizzo e Libero Futuro tornano a Brancaccio. Una delle zone periferiche in cui si avverte maggiormente il problema del racket. Un momento favorevole per le due associazioni antiracket visti i recenti arresti compiuti dalla Squadra Mobile di Palermo attraverso l’operazione “Araba Fenice”. Enrico Colajanni, presidente di Libero Futuro ci ha raccontato lo stato di salute dell’antiracket in una realtà difficile come quella di Brancaccio.

Qual è il clima che si respira a Brancaccio attualmente?
“Negli ultimi giorni la Squadra mobile ha decimato l’organizzazione mafiosa. Stiamo cercando di sfruttare questo momento per raggiungere dei risultati concreti e per consolidare quelli che abbiamo ottenuto finora. Certamente Brancaccio è una zona di grande interesse e in quanto area periferica è più difficile intervenire. Sono ancora troppo pochi i commercianti che hanno richiesto il nostro aiuto e sono tanti quelli che non ci cercano”.

In che modo è intervenuta la vostra associazione a Brancaccio per aiutare gli imprenditori a combattere il racket?
“Stiamo svolgendo un lavoro ferrato nelle scuole e nelle parrocchie e nei prossimi giorni organizzeremo dei volantinaggi. E’ importante far crescere il dibattito ed un confronto all’interno di queste istituzioni affinchè si possa uscire dalle logiche del tabù. Ci organizzeremo per incrementare un’azione più sistematica nei prossimi giorni e per tutto il periodo natalizio. Come sempre abbiamo risposto alle richieste di aiuto. La collaborazione dei commercianti ha anche favorito gli arresti dei più pericolosi”.

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Cosa si può fare ancora?
“Bisogna organizzare le forze sane e dare fiducia agli imprenditori per incoraggiarli e toglierli dall’isolamento ora che la minaccia e la pressione del mandamento mafioso si è allentata. Abbiamo già riscontrato una collaborazione attiva da parte delle nuove generazioni. Gli studenti stanno dimostrando, in questo senso, una grande propensione alla libertà e grande insofferenza alle imposizioni dell’organizzazione mafiosa. Confidiamo nel fatto che il numero delle persone attive nelle associazioni antiracket possa aumentare sempre di più. Vogliamo creare la condizione per cui tutti si ribellano al pizzo. In questo momento stiamo anche lottando per la riapertura del parco ad Acqua dei Corsari. Un segnale di sviluppo della zona”.

Quale supporto per chi denuncia gli estorsori?
“Il nostro obiettivo è far capire agli imprenditori che la denuncia del racket non è un salto nel vuoto, ma una strada percorsa da tanti. Oltre 200 imprenditori hanno lavorato con le nostre associazioni antiracket e sono riusciti quasi tutti a tornare alla normalità. Vogliamo far capire che lo Stato è in grado di difenderli e che è possibile denunciare in totale sicurezza. Gli imprenditori non sono più soli ma godono di un appoggio corale”.

Storie di speranza e quindi fiducia nell’antiracket oppure storie di paura e diffidenza nei confronti di Addiopizzo e Libero Futuro?
“Quando abbiamo fatto volantinaggio abbiamo trovato tante facce lunghe. Non eravamo graditi da molti commercianti che manifestano ostilità nei nostri confronti. Ma sicuramente non si tratta della maggioranza. Ci sono tante persone oneste che subiscono in silenzio e non vedono l’ora di uscirne fuori. Brancaccio è una zona periferica che conosciamo meno rispetto ad altre perchè abbiamo assistito meno imprenditori. C’è un ritardo da superare. Rispetto ad altre zone in cui siamo intervenuti – Corso Calatafimi, Partanna, Mondello, San Lorenzo – Brancaccio è una zona più resistente e pervasa dal fenomeno mafioso e dunque il consenso dei commercianti è minore. Dobbiamo rompere l’omertà delle zone periferiche”.

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22 Dicembre 2011, 07:40

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