26 Aprile 2016, 12:56
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PALERMO – “Io difendo il diritto di critica, anche aspra, da parte di tutti ed il diritto di tutti ad esprimere le proprie opinioni in piena libertà”. Il presidente della Camera penale di Palermo, Vincenzo Zummo, interviene con una nota sulla polemica innescata da un e-mail del pubblico ministero Antonino Di Matteo che aveva criticato la scelta della Scuola superiore della magistratura di affidare le conclusioni di un evento formativo al professore di Diritto penale, Giovanni Fiandaca, uno dei critici più feroci dell’impostazione accusatoria del processo sulla trattativa Stato-mafia.
L’evento è organizzato con il coordinamento della Camera penale di Palermo. Da qui l’intervento di Zummo che, spiega, “ascolteremo con interesse gli interventi di tecnici e studiosi che tratteranno il tema del concorso esterno in associazione mafiosa con spirito certamente laico e senza pregiudizi. Il 28 e il 29 aprile prossimi, nell’aula magna del Palazzo di giustizia di Palermo, è di concorso esterno in associazione mafiosa che si discuterà.
“La Camera penale di Palermo non ha ovviamente una sua tesi sul reato intorno a cui si discute – spiega Zummo -, perché ogni avvocato ha un proprio rispettabile convincimento giuridico che elabora secondo la sua sensibilità tecnica negli atti processuali e nei processi in cui è impegnato. La Camera penale invita tutti, in un clima di dialogo e di istituzionale rispetto per ogni ruolo, a porsi, dunque, la domanda se rispetto al concorso esterno è condivisibile o meno il fatto che detto reato non sia formalmente previsto da alcuna specifica norma giuridica. Un silenzio assordante ha poi avvolto la recente sentenza del Gup di Catania – prosegue – che ha riconosciuto che il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa non è previsto dalla legge come reato prosciogliendo conseguentemente l’imputato. In ogni caso è certo che sia dovuto sul punto un immediato intervento legislativo che definisca in modo chiaro i contorni di questo reato, anche se ritengo, in questo caso, che sia ineluttabile il crearsi una grave ‘impasse’ giuridica di difficile soluzione per i processi già definiti per questo reato prima della sua eventuale nuova formulazione”.
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26 Aprile 2016, 12:56