26 Luglio 2016, 18:43
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PALERMO – Ha accostato le vicende del dopo golpe in Turchia a quello che alcuni hanno definito il “bavaglio” che il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, avrebbe imposto ai pubblici ministeri in occasione delle iniziative per ricordare la strage di via D’Amelio.
Il 20 luglio scorso, il giudice del Tribunale di Ragusa, Andrea Reale, ha inviato un messaggio di posta elettronica a tutti i colleghi della mailing list dell’Anm. In soldoni, secondo Reale, mentre si chiede la tutela dello stato di diritto e delle libertà democratiche in Turchia (dove il presidente Erdogan ha risposto al fallito golpe facendo arrestare anche alcuni giudici), a Palermo i magistrati “non possono partecipare a manifestazioni in memoria di Paolo Borsellino”.
Il riferimento era all’articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano che riportava le parole di Antonio Ingroia, ex procuratore aggiunto di Palermo, oggi approdato al sottogoverno regionale, pronunciate durante un dibattito. Secondo Ingroia, la circolare con cui nei giorni scorsi Lo Voi aveva invitato i pm alla prudenza negli spostamenti pubblici, alla luce di alcune fibrillazioni registrate sul territorio, altro non era stato che un tentativo di zittire i colleghi. Così la interpretava anche il giudice Reale che parlava di “compressione del libero pensiero”, “un brutto segnale per il paese”.
E così alcuni magistrati palermitani hanno risposto alla e mail: Lo Voi non ha vietato di partecipare alle manifestazioni e chi vuol fare credere il contrario esprime solo “congetture” a cui vale la pena dedicare solo poche righe. Le stesse poche righe con cui Roberto Tartaglia, pm del pool del processo sulla trattativa Stato-mafia, ha tagliato corto rispondendo indirettamente ad Antonio Ingroia dalle colonne del Fatto: nessun bavaglio, solo impegni personali e di lavoro.
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26 Luglio 2016, 18:43