"Polemiche e scontri, ma manca una vera lotta alla mafia" - Live Sicilia

“Polemiche e scontri, ma manca una vera lotta alla mafia”

La riflessione di Pippo Russo.
SEMAFORO RUSSO
di
3 min di lettura

Abbiamo ricordato, seppure tra incredibili polemiche e scontri con la polizia, la strage di Capaci. Tra alcune settimane toccherà alla strage di via d’Amelio. Molte volte abbiamo in tanti collegato l’asfissiante, sanguinaria e duratura presenza della mafia in Sicilia con il sottosviluppo generato e mantenuto dalla cattiva politica che i siciliani hanno dovuto subire nei decenni fino ad oggi.


Le stragi di mafia sono ovviamente il frutto maledetto dello strapotere di Cosa Nostra, una cappa velenosa sulla Sicilia (e non solo) mai veramente contrastata da chi avrebbe dovuto. Anzi, la mafia nel passato è stata spesso sostenuta, usata o anche soltanto negata da uomini delle istituzioni, della politica, della Chiesa (chi non ricorda quanto scritto dall’Arcivescovo di Palermo cardinale Ernesto Ruffini a un Paolo VI preoccupato: “La mafia non esiste, è un’invenzione dei comunisti”), della burocrazia regionale, della stessa magistratura, del mondo imprenditoriale. Può darsi che sia arduo dimostrare dinanzi a un giudice i perversi legami tra mafia e politica, mafia ed economia, mafia e tessuto sociale, però al di là dell’aspetto penale, spesso difficilmente dimostrabile, anche un bambino percepisce che non sarebbe stato pensabile per un’organizzazione criminale imperare così a lungo senza complicità attiva o indifferenza silente dentro i palazzi del potere.

Non avrebbe potuto radicarsi così profondamente in larghi strati della società sicula se la politica avesse assolto al proprio compito di motore delle dinamiche virtuose in favore della legalità e dei bisogni dei cittadini. Il direttore di Livesicilia Antonio Condorelli in un suo recente editoriale (“Sicilia, l’Ars fantasma e Schifani convitato di pietra”) compie un’esauriente analisi politica sulle capacità di governo degli assessori regionali e sulla altalenante maggioranza a sostegno del presidente Renato Schifani ma, soprattutto, richiama l’attenzione sull’immobilismo del parlamento siciliano.

Si è prodotto ben poco scorrendo le presenze e le ore di lavoro espletate (indipendentemente dalle sessioni delle commissioni) e si allungano le vacanze ogni volta che ci sono elezioni. Non si comprende il motivo, non si capisce la ragione per la quale durante una campagna elettorale si debba chiudere l’Assemblea, provvedano i dirigenti di partito a raccogliere voti e a comiziare nelle piazze.

Non è comunque una novità, è da anni che denunciamo la scarsa produttività legislativa dell’Ars, senza contare la qualità dei risultati spesso e volentieri impugnati da Palazzo Chigi, a fronte di un’indennità altissima. Tutto ciò – politica e istituzioni dedite ben poco alla soluzione dei problemi della collettività, nel migliore dei casi, addirittura colluse in singoli rappresentanti con la mafia, nel peggiore – ha determinato l’eterna condizione di degrado della Sicilia, l’incredibile disoccupazione giovanile, la fatiscenza di strutture ed infrastrutture, la mancanza di una sanità pubblica efficiente, insomma, ha determinato il non rispetto dei diritti fondamentali della persona.

Dove non c’è l’affermazione visibile e concreta dei diritti fondamentali della persona c’è spazio per boss spietati, gregari assassini privi di un’anima e conniventi in giacca e cravatta frequentatori dei cosiddetti salotti buoni. Forse, allora, c’è un nesso oggettivo tra la desolante latitanza delle istituzioni e le dolorose ricorrenze, dovute alla mancanza di una vera lotta alla mafia, per non dimenticare chi è stato impietosamente massacrato per amore della giustizia, della verità e della libertà.


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