Politiche, i catanesi rimasti fuori |Tutti gli esclusi e i delusi

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30 Gennaio 2018, 18:37

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CATANIA – Nomi eccellenti. Candidature forti date per certe in un primo momento ma naufragate nel mare magnum del braccio di ferro delle ultime ore, che ha messo fuori dalla porta figure e personalità di peso che, a questo giro, dovranno stare fermi. Complice una legge elettorale che, forse, è sfuggita dalle stesse mani di chi l’ha studiata in chiave antigrillina, sono tanti i volti di chi è fuori dalla competizione elettorale per il rinnovo del Parlamento. A cominciare dall’uomo del Patto dell’arancino, l’eurodeputato Salvo Pogliese la cui corsa per Montecitorio è stata stoppata da Berlusconi in persona che ha impedito ai rappresentanti di Forza Italia seduti a Bruxelles di tentare la strada romana, quella cioè che varrebbe un ulteriore salto sullo scacchiere politico nazionale.

Tra gli azzurri, quello di Pogliese non è l’unico nome ad essere rimasto a bocca asciutta nella spartizione delle posizioni nei vari collegi, uninominali o proporzionali. Escluso anche il senatore uscente Enzo Gibiino. Ma le delusioni non riguardano solo gli azzurri, ma trasversalmente toccano più o meno tutti gli schieramenti. Resta fuori anche il sottosegretario alfaniano, Giuseppe Castiglione, l’ex deputata regionale Concetta Raia – in realtà, la Raia ha rinunciato a una candidatura, in piena polemica con il suo forse ex partito – gli uomini e le donne dell’area Dem che fa riferimento a Dario Franceschini e al deputato regionale – Anthony Barbagallo, come Ersilia Saverino, la cui candidatura sembrava quasi certa.

Mentre il sindaco di Trecastagni, Giovanni Barbagallo, alla fine non è mai entrato seriamente nella partita. Marco Consoli, dopo mesi di mediazioni ad alti livelli con il mondo catto-progressista, è costretto a issare bandiera bianca. Sparito anche il nome dell’autonomista Antonio Scavone.

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Malumori anche tra i Fratelli d’Italia. La discesa sotto il Vulcano di Giorgia Meloni, costringe le quote-rosa del territorio a un passo indietro.  Tra queste sicuramente Laura Iraci, che di recente aveva abbandonato la poltrona di presidente del consiglio comunale di San Giovanni la Punta. Tra i leghisti di Sicilia, il sindaco di Motta Sant’Anastasia, Anastasio Carrà, non aggancia il treno per Roma dopo aver staccato ma non obliterato quello per Palermo lo scorso novembre.

Un capitolo a sé è quello degli scontenti della posizione. In zona dem: Fausto Raciti e Giuseppe Berretta, costretti a fare i conti con la strategia asso-pilgia-tutto giocato da Renzi ai danni dei non allineati la segreteria. Dario Daidone, rimasto per ben due volte consecutive fuori dall’Ars nonostante l’alto numero di preferenze, deve risalire la china a partire dal terzo posto in Forza Italia nel plurinominale per la Camera. Anche il presidente della commissione affari istituzionali del Senato, Salvatore Torrisi, dopo il bisticcio con Alfano e il ripescaggio azzurro al quarto posto del plurinominale, rischia di non sedere più tra i velluti rossi di Palazzo Madama.

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30 Gennaio 2018, 18:37

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