01 Febbraio 2018, 05:59
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CATANIA – Fosse un film, sarebbe “Lo scontro finale”. Invece è tutto vero: Basilio Catanoso e Nicola D’Agostino si contenderanno il collegio uninominale di Acireale per un seggio alla Camera dei deputati. Non è la classica sfida centrodestra/centrosinistra. Anzi, non lo è affatto. È una guerra di uomini, di capi bastone. Faccia a faccia. All’ultimo voto, stavolta però senza intermediari o interpreti per interposta persona.
Sono ancora accesi i fuochi delle scorse Amministrative, quando al posto dei due leader scesero in campo Michele Di Re e Roberto Barbagallo, che in ultimo la spuntò. Ma i veri registi – forse assai ingombranti – furono loro, non c’è dubbio. Il voto 2014 si concluse con una buona annaffiata di veleno. Il dossier su di una presunta tettoia abusiva reso noto dal parlamentare forzista esasperò agli animi eppure i nervi. Nel finale, i volantini goliardici dal sapore guareschiano, con la dicitura “Nel segreto dell’urna Dio vede D’Agostino no”, condirono un clima fin troppo rovente. Lasciando di fatto una Acireale spaccata decisamente in due. Con i dagostiani che avevano il quartier generale in piazza Europa e i catanosiani asserragliati nella parte alta di corso Umberto: due blocchi umani distinguibili anche a distanza. E seduti al bar, gli uni dicevano le cose peggiori degli altri.
Divisi in tutto, persino quando militavano dalla stessa parte: con D’agostino (allora Mpa) che sfidò alla carica di sindaco l’uscente – poi riconfermato – Antonino Garozzo (FI). Era il 2009, ma pare una vita fa. Su fronti opposti anche nella toponomastica e sull’intitolazione, in particolare, della Cittadella dello Sport alla memoria di Rino Nicolosi, l’ex presidente Dc della Regione nato, cresciuto e prematuramente scomparso, ad Acireale. Allora Basilio Catanoso disse no, rievocando la controversa stagione di Tangentopoli.
Due profili politici differenti. Se Catanoso ha sempre militato dalla stessa parte, dall’Msi alle sue evoluzioni (An-Pdl-FI); quella di D’Agostino è una vicenda inquieta. Tuttavia, dovesse arrivare a Roma, entrerebbe di diritto (o quasi) in quel Pd entro cui Fausto Raciti non gli ha consentito finora di entrare in forza di una rivalità tutta acese. Già, perché in questo film, anche il segretario regionale dem ha una parte da interpretare: costretto ora a sostenere un compagno-rivale che anche alle scorse Regionali ha dimostrato di essere il campione di preferenze in quel di Acireale: il più votato entro il perimetro comunale con 4.172 preferenze personali al netto di una Sicilia Futura che ha raccolto oltre 4.300 voti. Non c’è che dire: in campagna elettorale, D’Agostino, dà il meglio di sé. Catanoso, invece, è da tempo che non si confronta direttamente con le preferenze, dal 2001 almeno. La sua attitudine è invece a gestire le cose di partito assiso nei tavoli che contano.
La battaglia si annuncia al vetriolo. Ma in ogni sfida che si rispetti c’è sempre un terzo incomodo pronto a spuntarla. E potrebbe essere la parlamentare uscente Giulia Grillo del Movimento Cinque Stelle. Che se la gioca in un campo dove i pentastellati hanno già seminato e parecchio. Perché è lì che Angela Foti ha costruito la sue doppia elezione all’Ars in un’ascesa di voti e credibilità: 2.820 voti ad personam tra le “cento campane”. Ma c’è di più. Se è vero che alle scorse Regionali Nello Musumeci, candidato presidente del centrodestra, raccogliendo il 40,69% ha doppiato di un giro quello del centrosinistra, Fabrizio Micari; è vero pure che il M5s è stato il primo partito acese (23,3%), Sicilia Futura il secondo (19%) e Forza Italia terzo (16%).
Insomma, posta così, la partita è davvero imprevedibile. Si aggiunga poi che il collegio di Acireale supera di gran lunga la stessa Acireale e che al netto di ogni suggestione da Cavalleria Rusticana, in campo ci sono anche Matilde Riccioli per Leu e Francesco Strano di Potere al Popolo.
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01 Febbraio 2018, 05:59