Politici e compravendita di voti| Dina e Mineo sotto processo - Live Sicilia

Politici e compravendita di voti| Dina e Mineo sotto processo

Roberto Clemente, Franco Mineo e Nino Dina

Per un altro deputato regionale, Roberto Clemente, chiesti tre anni di carcere.

PALERMO - L'INCHIESTA
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PALERMO – Il 20 marzo prossimo si dovranno presentare in Tribunale. Il deputato Nino Dina (allora all’Udc e oggi al Gruppo Misto) e l’ex onorevole regionale di Grande Sud Franco Mineo sono stati rinviati a giudizio per corruzione elettorale. Un altro politico, Roberto Clemente (deputato del Pid), ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato e la Procura ha chiesto per lui una condanna a tre anni.

Sono imputati per corruzione elettorale assieme a Giuseppe Bevilacqua, pure lui sotto processo, che risponde di scambio politico mafioso. Il rinvio a giudizio è del giudice per l’udienza preliminare Fabrizio Molinari.

Secondo il procuratore aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Francesco Del Bene, sarebbero stati dati soldi, posti di lavoro in strutture private e incarichi in cambio della promessa del sostegno elettorale in occasione delle ultime elezioni regionali e amministrative. A Clemente viene contestato di avere promesso a Bevilacqua “utilità consistenti nelle proprie dimissioni dalla carica di consigliere comunale che avrebbero comportato il subentro del Bevilacqua in qualità di primo dei non eletti nella medesima carica”.

Tutto è iniziato nel 2011 mentre i finanzieri ascoltavano alcuni mafiosi di Tommaso Natale. Palavano di Bevilacqua che si vantava mentre raccontava dei suoi trascorsi politici e della capacità di raccogliere i voti necessari nel 2007 per diventare consigliere della circoscrizione che comprende i quartieri Arenella, Vergine Maria, Pallavicino, Tommaso Natale, Sferracavallo, Partanna Mondello e Mondello. “Ho preso settecento voti in questa zona che a me non mi conosceva nessuno…”, diceva. Merito, secondo l’accusa, di Calogero Di Stefano, di Giuseppe Antonio Enea e di altri che sarebbero stati poi arrestati per mafia. Forte dei suoi appoggi Bevilacqua, dipendente dell’Amat, avrebbe cercato di diventare consigliere comunale nel 2012. Raccolse oltre mille e 200 voti nelle file del Pid-Cantiere popolare. Le regole elettorali, però, non fecero scattare il seggio e pochi mesi dopo Bevilacqua avrebbe provato a monetizzare il suo pacchetto elettorale offrendo al migliore offerente in occasione delle regionali.

Nell’inchiesta c’è pure un capitolo che coinvolge Bevilacqua e la compagna Anna Ragusa: avrebbero fatto soldi vendendo il cibo destinato agli indigenti dal “Banco delle Opere di Carità”, incaricato dall’Agenzia Governativa per le Erogazioni in Agricoltura (Egea) di distribuire le derrate alimentari acquistate con i finanziamenti dell’Unione Europea. Ed invece, servendosi dell’associazione Giu. Gio Bevilacqua avrebbe organizzato in un capannone, a Bagheria, il mercato nero dei prodotti per i poveri. I commercianti facevano la fila per accaparrarsi la merce.

In un altro procedimento, davanti alla sezione Misure di prevenzione, la Procura ha chiesto che Dina ia sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per quattro anni nel comune di residenza. I pubblici ministeri lo considerano un soggetto socialmente pericoloso per via dei suoi rapporti con alcuni esponenti mafiosi.

 


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