04 Maggio 2017, 19:09
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PALERMO – Polvere da sparo? No, pannocchie triturate. Cinquanta chili di farina di mais che all’indagato servivano per lavorare visto che di mestiere fa il perito balistico. Il mais serve per lucidare i bossoli. Ed invece la segatura è stata scambiata per pericolosa polvere da sparo, dando origine a un’inchiesta. O meglio, a un grande equivoco che si è concluso con l’archiviazione nei confronti di Marco Milazzo.
Milazzo prende in affitto un magazzino a Castellammare del Golfo. Un punto di lavoro per lui che è amministratore di una ditta che vende componenti per munizioni a Misilmeri. Il proprietario dell’immobile si accorge per caso dell’insolito materiale custodito dal suo affittuario: bossoli, borre, palle e la polvere misteriosa. Così avverte i poliziotti che sequestrano il materiale, compresa la segatura. Non hanno dubbi: si tratta di 50 chili di polvere da sparo a doppia base utilizzata per la carica delle munizioni. Milazzo viene denunciato per “non avere assicurato la necessaria diligenza nella custodia del materiale regolarmente denunciato”.
L’avvocato Roberto Mangano fa ricorso al Tribunale del Riesame e ottiene il dissequestro di tutto il materiale perché si può liberamente vendere e comprare. Tutto tranne la presunta polvere da sparo. Il Riesame contestualmente chiede ulteriori accertamenti. E qui avviene il colpo di scena. Gli esperti dell’Esercito sentenziano: si tratta di graniglia di mais. Il pm altro non può fare che chiedere l’archiviazione, decisa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trapani.
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04 Maggio 2017, 19:09