Pompe funebri, appalti ed eolico |Il sistema del pizzo scoperto dal Ros

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01 Agosto 2016, 06:02

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CATANIA – Non si erano fermati nonostante gli arresti dei capi e gregari della nuova mafia catanese con la retata Kronos. Erano diventati i nuovi “esattori” del pizzo per un’azienda di pompe funebri. Antonello Fratullo e Carmelo Terranova, dopo l’arresto di Cosimo Claudio Ferlito, sono andati a bussare alla porta dell’imprenditore che dopo aver saputo del blitz aveva tirato un sospiro di sollievo. Ma invece niente. In pochi giorni il gruppo criminale si è riorganizzato ed è andato a battere cassa. Anche perchè ci sono gli avvocati e le famiglie dei detenuti da sostenere e serve liquidità.

Il Ros non ha mai spesso di indagare: occhi e orecchie puntati su chi era rimasto libero dopo l’operazione del 20 aprile che ha smantellato il triunvirato della mafia formato da Santapaola, famiglia di Caltagirone e clan Nardo di Lentini. Decapitato il vertice: in manette è finito Francesco Santapaola, il nuovo boss di Catania.

Resta dunque il pizzo una delle fonti primarie di potere, controllo e soldi delle organizzazioni criminali. Il Ros, coordinato dai pm Antonio Fanara e Agata Santanocito della Procura di Catania, ha raccolto un cospicuo apparato probatorio (anche grazie alle attività tecniche) per ricostruire i vari passaggi dell’estorsione all’azienda calatina. Sarebbe stato obbligato a pagare il pizzo a Pasqua e a Natale: l’obiettivo della cosca era quello di controllare il settore delle onoranze funebri. Insomma diventare una sorta di “monopolisti”.

L’indagine del Ros ha portato in manette lo zoccolo duro della nuova famiglia mafiosa, tra cui i tre capi Francesco Santapaola (con il suo braccio destro il paternese Ciccio Mirenna), Turi Seminara (erede di Ciccio La Rocca nel calatino) e Pippo Floridia (clan Nardo). Leggendo l’ordinanza dell’inchiesta Kronos si possono delineare i tempi del sistema di potere e i cambi di testimone che si sono susseguiti nei mesi. Salvatore Di Benedetto e Giovanni Pappalardo avrebbero per conto dello Zu Turi Seminara controllato le attività illecite tra Ramacca e Palagonia. Ma quando Alfonso Fiammetta è finito ai domiciliari si sarebbero rotti gli equilibri e la carta delle estorsioni (e anche gli appalti) sarebbe stata affidata a Cosimo Ferlito. Il cambio sarebbe stato deciso durante un summit proprio a casa del boss di Palagonia che si è svolto lo scorso mese di marzo. Un vertice in cui avrebbe partecipato anche Carmelo Terranova, il 43enne finito in carcere lo scorso weekend per il pizzo all’azienda di pompe funebri. Insomma il catanese avrebbe avuto un ruolo di rilievo all’interno dell’organizzazione, visto che era autorizzato a partecipare a incontri decisionali.

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Ma dalle carte della magistratura relativa all’inchiesta Kronos emerge chiaramente che i Santapaola (e in particolare la famiglia di Caltagirone) non aveva le mani solo sul settore del “caro estinto” ma anche in altri: come l’edilizia e l’eolico. Dalle varie conversazioni intercettate si parla ad esempio di un’estorsione ai danni di un cementificio. Argomento che avrebbe portato a un serio conflitto tra la parte lentinese della cosca e Di Benedetto. La questione sarebbe stata affrontata nel corso di un incontro che si sarebbe svolto a Paternò quasi alla vigilia di Natale dello scorso anno. Il Gip Rosalba Recupido parlando del ruolo di comando di Ciccio Santapaola fa riferimento al summiti del 18 dicembre 2015 a casa di Alfio Leonardo, nel lentinese, dove si sarebbe discusso tra l’altro “della ripartizione dei proventi assicurati dall’estorsione in danno del parco eolico di Raddusa, Mineo, Palagonia, proventi che la “famiglia” catanese esigeva nel rispetto degli accordi vigenti al tempo della reggenza di Aiello Vincenzo”. Ad un certo punto si parla anche di grossi appalti, lavori per 6 milioni di euro: le famiglie catanesi e calatine pretendevano una “provvigione” del 3%, che significava 120 mila euro. Di questa estorsione in particolare si doveva discutere con i “Pillera-Puntina”.

 

 

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01 Agosto 2016, 06:02

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