Porti, precari e beni culturali | Fuoco amico sul governo Crocetta

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09 Febbraio 2017, 18:52

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PALERMO – Gli uomini di Totò Cardinale attaccano l’assessore di Gianpiero D’Alia e quello di Angelino Alfano. Gli uomini di Alfano e di D’Alia all’Ars attaccano il presidente della Regione e l’assessore alle Attività produttive Mariella Lo Bello. Mentre i centristi meditano la fuga, qualche alfaniano passa all’opposizione. È guerra aperta, dentro quella che qualcuno si ostina ancora a indicare come la “maggioranza di Crocetta”.

I precari della discordia

“La vicenda degli Asu sostenuti dal Fondo sociale occupazione e formazione che si trovano nel limbo, senza la possibilità di essere utilizzati in tanti enti siciliani, è l’emblema di come l’assessorato al Lavoro guidato da Gianluca Miccichè abbia abbandonato a se stessi questi lavoratori non ritenendo prioritaria questa vertenza nella Conferenza Stato-Regioni”. Le parole, durissime, sono del deputato regionale di Sicilia Futura Salvatore Cascio, che è anche il presidente della commissione affari istituzionali all’Ars. Un attacco durissimo, da parte di un esponente di spicco di uno dei partiti “alleati” di Crocetta. “Manca – ha aggiunto Cascio – la convenzione tra la Regione e l’Inps, e 250 lavoratori rischiano la fuoriuscita dal bacino grazie al quale percepiscono un assegno di sostegno. Credo che l’assessore Miccichè dovrebbe passare la mano. Sono tante le vertenze che non ha saputo affrontare. Non mi stupirebbe un voto dell’Aula per sfiduciarlo”. Dimissioni quindi. O la sfiducia dal’Aula.

Una posizione sulla quale esponenti della maggioranza si trovano in sorprendente accordo con quelli dell’opposizione: “L’assessore regionale al Lavoro, Gianluca Miccichè, – ha detto infatti il deputato di Forza Italia Vincenzo Figuccia – merita la sfiducia del parlamento regionale. Nella sua azione di governo ha mostrato solo incapacità nel affrontare problematiche come quelle degli sportelli multifunzionali, degli Asu, dei Pip e della mobilità in deroga. Insomma un inetto, l’assessore Miccichè, che deve essere allontanato dalla giunta regionale. Nelle sue audizioni in commissione all’Ars così come nelle dichiarazioni di intenti, – ha rincarato la dose – l’esponente del governo si è manifestato come un venditore di fumo e persino come un incallito impreparato. Nei prossimi giorni presenterò una mozione di sfiducia che a questo punto sortirà l’effetto, con un voto, già annunciato ampio, dei parlamentari, di far cessare Miccichè dalle funzioni assessoriali”.

“Sugli operatori ex sportellisti multifunzionali, – l’attacco di pochi giorni fa della deputata Pd Mariella Maggio – alla luce delle tante battaglie sin qui fatte con uno schieramento quasi sempre trasversale ma compatto, mi sento di dire che troppe incongruenze, ritardi e sofferenze si sono accumulati in questi anni sulle spalle degli operatori delle politiche attive del lavoro”.

La replica di Miccichè

“Sugli Asu come su altre tematiche non accetto lezioni da arruffapopolo che vogliono costruire la propria campagna elettorale sulla pelle dei siciliani”. Lo afferma l’assessore al Lavoro della Regione siciliana Gianluca Miccichè replicando ai deputati regionali Cascio e Figuccia che hanno minacciato di presentare una mozione di sfiducia “Gli onorevoli Cascio e Figuccia – continua Miccichè – prima di presentare la mozione di sfiducia contro di me e di fare una magra figura, farebbero bene a studiare bene la situazione degli Asu” “Ricordo ai miei colleghi deputati – spiega l’assessore – che avevo concordato con il ministero del lavoro un piano, rispettoso delle leggi nazionali e regionali, per i 257 Asu. Purtroppo il piano non ha incontrato il gradimento della giunta regionale e l’assessore Baccei ha ritenuto di avocare a sé la trattativa che ieri ha avuto esito negativo”. “Piuttosto che stilare comunicati stampa pre-elettorali – conclude Miccichè – i colleghi Cascio e Figuccia farebbero bene a sostenere il mio piano e se proprio hanno esigenza di presentare una mozione di sfiducia di indirizzarla altrove”.

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“Vermiglio come Mandrake”

Ma è un periodo nero, evidentemente, per gli assessori dei partiti centristi. La “stoccata”, infatti, è arrivata nei confronti di un assessore che non è amato nemmeno dal suo stesso partito: il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Già due giorni fa, a criticare l’operato di Vermiglio sulla ripartizione e il taglio dei fondi in Finanziaria era stato il presidente della Commissione bilancio Vincenzo Vinciullo, anche lui tra gli alfaniani. Al punto da scatenare la reazione del deputato Pd Giovanni Panepinto, che ha anche chiesto le dimissioni dalla commissione dello stesso Vinciullo: “Il governo non può essere soggetto ad attività di stalking”.

Ma oggi arriva l’affondo di un altro esponente di Sicilia Futura, il portavoce regionale Michele Cimino: “Sui fondi del Parco archeologico di Agrigento – ha detto – l’assessore regionale ai Beni culturali Carlo Vermiglio si comporta come ‘mandrake’. Trovo grave che le risorse incassate nel parco agrigentino tramite i ticket di ingresso per i servizi di fruizione turistica, esempio unico in Sicilia di valorizzazione dei beni culturali, – spiega – vengano spostati per finanziare il bilancio della regione e addirittura i parchi meno virtuosi. Con l’emendamento del governo all’articolo 26 della legge finanziaria si è toccato davvero il fondo. L’assessore Vermiglio, dopo questa scelta folle, farebbe bene a dimettersi ed a tornare alla sua professione”. 

La guerra dei porti e i centristi in fuga

Insomma, ce n’è per tutti. Soprattutto per i centristi. Che nel frattempo, però, stanno pensando di “tagliare la corda” dalla giunta Crocetta. I fuoriusciti dall’Udc raduneranno le forze in un’assemblea a Caltanissetta per decidere il da farsi. E sul tavolo ci sarebbe, come detto, anche l’ipotesi di abbandonare Crocetta al suo destino ritirando gli assessori dalla giunta.

Togliendo dal centro delle polemiche, così, anche alcuni degli assessori più discussi. Ma non è detto che a quel punto il fuoco amico si spenga. Perché ieri, in Aula, sono giunte altre frecciate nei confronti del governo, da parte di altri alleati. Dallo stesso Vinciullo al deputato Udc Pippo Sorbello. Il casus belli, stavolta, è la decisione di togliere ad Augusta la sede dell’Autorità portuale. E l’obiettivo degli attacchi sono stati in quel caso il presidente della Regione e l’assessore alle Attività produttive Mariella Lo Bello. Vinciullo ha polemicamente annunciato di “passare all’opposizione”.. “Per colpa dell’incoerenza di Crocetta – ha detto invece il parlamentare centrista – siamo derisi quando giriamo per le strade del Siracusano”.

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09 Febbraio 2017, 18:52

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