CATANIA – Ancora obiezioni e critiche al Piano regolatore portuale ideato dall’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia orientale e in questo periodo in fase di Valutazione ambientale strategica da parte del ministero dell’Ambiente.
Dopo le diverse osservazioni presentate da associazioni cittadine e il dibattito che si è sviluppato in consiglio comunale sull’approvazione del piano, pur con le modifiche suggerite dalla direzione Urbanistica, un nuovo documento muove delle critiche al Prp.
Le osservazioni, presentate dall’associazione Volere la Luna al ministero oltre i termini previsti dalla procedura Vas come ulteriore aggiunta a quelle presentate in febbraio, sono firmate dal professore Sebastiano Patti, docente di Economia ambientale nel corso di laurea di Scienze Ambientali e Naturali dell’Università di Catania e dottore di ricerca in Economia Pubblica.
I super yacht
Il documento di Patti si concentra soprattutto sull’area di nord est, quella in cui il nuovo Prp prevede di realizzare una nuova darsena per super yacht e più in generale di realizzare tre grossi bacini dedicati tutti al diporto nautico, ovvero a tutte quelle barche destinate al turismo, dalle barche a vela ai super yacht.
Il settore dei super yacht, scrive, ha “un impatto economico sproporzionato”. Sono solo il 10 per cento delle imbarcazioni da diporto e Il mediterraneo rappresenta il 70 per cento mondiale di tutto il mercato. In particolare in Italia ci sono 57 cantieri di grandi yacht per un 21 per cento del mercato, e sempre l’Italia è prima per posti barca in tutto il mediterraneo, circa 2900.
Questa crescita, si legge ancora nel documento di Patti, “sta spingendo gli investimenti in infrastrutture da diporto per ospitare i grandi yacht”. Tuttavia, “nonostante la sua posizione dominante nel settore, l’industria manca ancora di sistemi completi per classificare e gestire l’inquinamento generato dalle operazioni portuali”.
I super yacht, continua il documento, “a causa delle loro dimensioni e della domanda di energia sono tra i principali responsabili dell’inquinamento marino e atmosferico”.
L’impatto economico
A questi problemi di inquinamento delle acque si accompagnano, secondo le osservazioni di Patti, delle valutazioni sull’impatto economico del turismo da diporto. Secondo il documento i vantaggi attesi dal nuovo porto, soprattutto crescita di occupazione e indotto, sarebbero a rischio di essere annullati dalle sue conseguenze negative.
Patti elenca queste conseguenze negative: la forte stagionalità del mercato del lavoro; la scarsa qualificazione della manodopera utilizzata; la vulnerabilità e l’instabilità dei redditi; lo sviluppo di infrastrutture orientato più alle esigenze degli operatori del turismo e di società esterne all’area d’insediamento che a quelle della popolazione locale.
A questo si aggiunge che il valore portato dal turismo dei diportisti è difficile da stimare. “Il quadro del turismo – si legge – definito dal Piano è molto parziale e non si adatta a fornire una stima del contributo del turismo allo sviluppo e alla crescita della città di Catania”.
Il “sistema chiuso”
Il rischio è che quello del turismo diportistico rimanga un sistema chiuso, che dà valore solo a chi gestisce le infrastrutture e i servizi portuali ma che non arriva alla città: “Dalla lettura del Piano – scrive Patti – non si comprende bene come gli impatti economici possano propagarsi all’economia del territorio. Sembra, invece, che vi siano forti limiti territoriali agli eventuali vantaggi economici. Va considerato, inoltre, che il porto turistico solitamente rappresenta un sistema chiuso, i cui i maggiori benefici economici si rivolgono soltanto alle società che gestiscono l’infrastruttura da diporto”.
Il diportista, sostiene il professore, ha un interesse soprattutto nautico, ovvero nello spostarsi per mare, e la barca è sia il mezzo di trasporto che il luogo dove dormire. Il suo reddito quindi sarebbe destinato soprattutto a chi gestisce i servizi portuali. Scrive Patti: “La convinzione, ormai diffusa, che il porto turistico rappresenti una porta d’ingresso al territorio non ha evidente riscontro”.
Le previsioni del Prp
In più, devono essere calcolati gli impatti che il turismo ha sul territorio: “Il sovraffollamento turistico – si legge – anche temporaneo, provoca un innalzamento dei costi di gestione del territorio per via della gestione di molte attività coinvolte nella produzione dell’offerta turistica”.
Per tutti questi motivi, è la conclusione del documento, “è necessario che il Rapporto Ambientale sia approfondito e verifichi le previsioni contenute nel Piano regolatore portuale“.