07 Giugno 2013, 12:04
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MARSALA – I poliziotti della sezione di polizia giudiziaria presso la Procura di Trapani hanno eseguito stamane presso l’ufficio tecnico del Comune di Marsala il sequestro di tutta la documentazione inerente il progetto per il riammodernamento del porto, lavori finanziati dalla Regione con 50 milioni di euro. L’indagine è condotta dalla Procura di Trapani, che si è attivata dopo la presentazione di un esposto da parte di un imprenditore, Massimo Ombra: secondo la procura l’iter del progetto, per il quale è previsto un investimento totalmente a carico dei privati per una decina di milioni di euro, sarebbe stato ostacolato da quelle che i magistrati definiscono “illecite manomissioni”.
L’indagine dapprima ha riguardato funzionari del genio civile opere marittime. Il sequestro è stato disposto dal pm Andrea Tarondo, che aveva già disposto alcuni sequestri all’assessorato regionale alle Infrastrutture. Tra le ipotesi quella che sia stato realizzato un nuovo progetto per sostituire l’originale finito sotto chiave negli uffici della procura di Trapani. Da quando è stata eletta sindaco, Giulia Adamo si è molto battuta per potere avviare i lavori di riammodernamento del porto, lavori che in parte si sovrappongono a quelli per il porto turistico. L’iter di quest’ultimo progetto avrebbe invece subito un rallentamento, per il quale la società proponente, la Myr, ha chiesto un risarcimento di danni al Comune per 8 milioni di euro. Sullo sfondo, però, ci sono contrasti politici: tra i sostenitori del porto c’è infatti Salvatore Ombra, che fu avversario di Giulia Adamo alle ultime elezioni amministrative.
L’indagine della Procura di Trapani che ha portato oggi al sequestro presso il Comune di Marsala di un progetto per la messa in sicurezza del porto della città lilibetana ha portato nelle scorse settimane alla notifica di un avviso di garanzia all’ingegnere Pietro Viviano, dirigente del Genio Civile opere marittime. Le ipotesi di reato contestate sono quelle di abuso e falso. Secondo quanto accertato dagli investigatori della sezione di pg della polizia diretti dall’ispettore Giacomo Titone, non sarebbero poche le manomissioni operate tra gli elaborati progettuali. In particolare quelle tavole che riguardano la presenza della posidonia nel tratto di mare interessato ai lavori. Per il sindaco, però, c’è stato solo “un sequestro di documenti – normale in questi casi – a seguito di indagini provocate da una denuncia contro il progetto di messa in sicurezza del Porto di Marsala. Va detto che, avuta notizia della suddetta denuncia, sono stata io stessa a recarmi alla Procura della Repubblica per chiedere di essere ascoltata – assieme ai tecnici comunali – dal Procuratore, al fine di dare chiarimenti in merito. Sono serena ed orgogliosa di questo progetto, perché il porto appartiene a tutti i cittadini, a tutti gli operatori, ai diportisti. Una volta messo in sicurezza, sarà aperto a tutti coloro che vorranno investire nel nostro territorio”.
Adamo va anche oltre: “Oggi – afferma – salutiamo l’arrivo della polizia giudiziaria, perché vogliamo che la
situazione si chiarisca in tempi rapidi e dimostrare che la denuncia era solo strumentale, finalizzata a rallentare l’iter procedurale per la costruzione del Porto di Marsala. Secondo la denuncia, infatti, viene ipotizzato che il progetto nasconderebbe l’esistenza della posidonia. Ma, come tutti sanno, la presenza di questo vegetale non può bloccare la costruzione di un Porto; comporta invece l’obbligo a scegliere se spiantare la posidonia (e reimpiantarla in altro sito) o effettuare una diversa palificazione dei moli. Infine, per eliminare ogni dubbio, abbiamo effettuato uno studio accurato e, su questo, rimodulato il progetto definitivo che si trova all’assessorato Regionale alle Infrastrutture per i competenti pareri”.
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07 Giugno 2013, 12:04